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Aggiornato: 7 giugno 2025


m’andava io per l’aere amaro e sozzo, ascoltando il mio duca che diceva pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo». Io sentia voci, e ciascuna pareva pregar per pace e per misericordia l’Agnel di Dio che le peccata leva. Pur ‘Agnus Dei’ eran le loro essordia; una parola in tutte era e un modo, che parea tra esse ogne concordia. «Quei sono spirti, maestro, ch’i’ odo?», diss’ io.

O ciel, nel cui girar par che si creda le condizion di qua giu` trasmutarsi, quando verra` per cui questa disceda? Noi andavam con passi lenti e scarsi, e io attento a l'ombre, ch'i' sentia pietosamente piangere e lagnarsi; e per ventura udi' <<Dolce Maria!>> dinanzi a noi chiamar cosi` nel pianto come fa donna che in parturir sia;

A misura ch'ei percorrea que' poggi mille care rimembranze se gli ridestavano nell'animo, e sentìa crescere la fiamma dell'antico affetto: alcuni montanari accorrevano tirati dalla curiosit

81 Sentia il maggior piacer, la maggior festa che sentir possa alcun felice amante: ma ecco intanto uscire una tempesta che struggea i fior, ed abbattea le piante: non se ne suol veder simile a questa, quando giostra aquilone, austro e levante. Parea che per trovar qualche coperto, andasse errando invan per un deserto.

Da indi scese folgorando a Iuba; onde si volse nel vostro occidente, ove sentia la pompeana tuba. Di quel che col baiulo seguente, Bruto con Cassio ne l’inferno latra, e Modena e Perugia fu dolente. Piangene ancor la trista Cleopatra, che, fuggendoli innanzi, dal colubro la morte prese subitana e atra.

"La notte, quando tutti dormivano, soletto "Io m'aggiravo intorno alla quercia ed al tetto, "Spiando la finestra dove Rita dormiva. "Talora ella l'apriva, ma quando non l'apriva "Che fare in mezzo ai monti aspettandola? Un poco "Sedea sull'erba e il guardo alzavo al cielo. Il fioco "Lume degli astri piovere sentia nelle pupille! "Oh! Quanti dolci fascini han le notti tranquille!

I più m'amavan per stessi, e vidi Taluni rinnegarmi, e perfid'eco Far contra me di vil calunnia a' gridi. Ed io, folle, piangea! Ma quand'io meco Sentìa il celeste amico mio verace, L'angosciato mio core effondea seco, Ed ei benigno v'istillava pace! Angiol mio, dove sei? Mai dal mio fianco Non ti partir, che s'appo me non t'odo, Tu sai quanto al ben far divenga io stanco.

Io sentia gia` da la man destra il gorgo far sotto noi un orribile scroscio, per che con li occhi 'n giu` la testa sporgo. Allor fu' io piu` timido a lo stoscio, pero` ch'i' vidi fuochi e senti' pianti; ond'io tremando tutto mi raccoscio. E vidi poi, che' nol vedea davanti, lo scendere e 'l girar per li gran mali che s'appressavan da diversi canti.

Più lunga scala convien che si saglia; non basta da costoro esser partito. Se tu mi ’ntendi, or fa che ti vaglia». Leva’mi allor, mostrandomi fornito meglio di lena ch’i’ non mi sentia, e dissi: «Va, ch’i’ son forte e ardito». Su per lo scoglio prendemmo la via, ch’era ronchioso, stretto e malagevole, ed erto più assai che quel di pria.

Niuno sentìa più di lui l'altezza de' suoi natali, niuno avea maggior sete d'onori e di gloria, niuno più fermo nell'odio e nell'ira: avea portate l'armi nella Crociata, ed era salito illustre fra più valorosi cavalieri. Guidone era allora signor di Nebiolo: sdegnò seguire la Croce, chè disprezzava uomini e cielo.

Parola Del Giorno

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