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Aggiornato: 24 giugno 2025


Ma vi era, in Giuliano, scrittore, una grazia che resiste e rivive in mezzo a tutti gli artifizi di stile. Vediamo, per esempio, questi bigliettini ch’egli scriveva a Libanio, un maestro da lui venerato non meno di Giamblico e di Massimo. Libanio gli aveva promesso di mandargli un suo discorso. Ma il discorso non giungeva, e Giuliano gli scrive⁴⁰⁶: ⁴⁰⁶ Iulian., 482, 21 sg.

Nel 1816 il diligentissimo cav. Gaspare Palermo scriveva: «In questa stessa casa del Marchese di S. Lucia al presente si tiene la Conversazione della Nobilt

E scriveva ai parenti di Brianza i progressi dell’educazione dei figli, i loro costumi intemerati, e gli animi audaci, ma onesti. È facile immaginare come egli spiegasse la storia di Napoleone, davanti i ritratti e i quadri di casa.

Il Testa, premorto a tutti , scriveva di Guglielmo il Buono e di Federico IIº d’Aragona, ed ordinava i Capitoli del Regno. Il Villabianca consacrava la sua attivit

Laurenti si sentiva morire, ed egli lo sapeva, il perchè; ma, non dandogli l'animo di dirlo a colei che era debitrice a lui della ricuperata salute, se n'era fuggito come un codardo che ha paura del male, e, nella fuga diventato anche ingiusto, non le scriveva e si adirava contro di lei. Ella infine si era addata di qualche cosa.

«Si sono concertati finalmente scriveva il Foscarini al Principe i modi più adatti per la consegna dei fucili. Abbiamo perciò creduto opportuno di richiamare il munizioniere del territorio ed il Vela, l'agente noto della ditta Vìvante, ed imposto ad essi il più scrupoloso segreto con la minaccia di incorrere nella pubblica disgrazia, prescrissimo al primo di avere sul fatto a cancellare dalli ricercati fucili le marche in essi impresse del territorio e riponendoli in casse, con le loro baionette, di trasportarli questa sera in modo inosservato nel luogo dove il Vela forma i magazzini per i suoi generi. Al Vela poi abbiamo ingionto che, lorquando avr

Era vero, nulla poteva più riunirli. Per maritarsi avevano commesso mille stranezze: Guido era corso dietro ad Emma da Firenze sino a Napoli, aveva passati tre mesi sotto le sue finestre; Emma gli scriveva ogni giorno una lettera di otto foglietti e stava tutta la notte sul balcone. Il padre di lei, un po' di buona voglia, un po' per forza, finì per consentire come consentono tutti i pap

, donna Livia aveva ragione: perdonare sarebbe stato forse meglio. Mentre la principessa si trovava col duca, venne recata a Camilla una lettera di Federico. Erano poche parole. «Parto con Dal Pozzo, scriveva: sarò di ritorno domani. Scusatemi presso il principe e la principessa. »Conto lasciar subito la Sicilia, appena assunto il mio nome. Preparatevi voi e Gabriella

Don Pietro frattanto leggeva la lettera, che, col permesso di Gino, leggeremo anche noi. Il conte Jacopo scriveva in questa forma a suo figlio: «Mio caro Gino,

Scriveva quindi lo Zeno il 30 di maggio 1472 al capitano generale Pietro Mocenigo, essere egli arrivato in Tauris al 30 aprile, aver trovata la più liberale accoglienza dal re e dalla regina, e la migliore disposizione di muovere nella Caramania e verso le coste contro gli Ottomani. E pregava il capitano generale di accordare passaggio ad un nuovo legato persiano, che Uzunhasan spediva a Venezia.

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