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Ma le lettere della giovinetta andavano a mano a mano facendosi più rare; tutto il giorno, e perfino la notte, ella era vigilata dalla sospettosa cura de' suoi, che non sapevano intendere la cagione de' suoi ostinati rifiuti; una lettera incominciata era caduta nelle mani di sua madre; la cameriera, che portava di soppiatto le sue lettere alla posta, era stata congedata sui due piedi; finalmente, mancando gli spedienti, fors'anco soppravvenendo la stanchezza, Lilla non aveva più scritto. Un ultimo suo biglietto, vergato nel gennaio del 1835, lasciava trapelare com'ella dovesse inchinarsi alla ferrea volont

È questa la situazione, potentemente drammatica, sulla quale e per la quale, BRUNO SPERANI ha scritto un romanzo audace, pieno di verit

Tornando ad Aloise, egli, poichè Ginevra niente aveva detto, o lontanamente accennato, s'era facilmente condotto a credere che non si fosse addata di nulla. E inoltre, come avrebbe ella potuto rintracciare in quei muti segni la mano di lui? Il giardiniere, nel quale s'era imbattuto due volte, non aveva mostrato di raffigurarlo; oltre di che, non avrebbe potuto affermare chi, dei tanti forestieri, avesse scritto que' nomi. E li aveva forse pur letti? In queste argomentazioni s'era chetata l'apprensione di Aloise, ed egli non ci pensava gi

Allora, siccome lei partiva all'indomani, si fece promettere ch'egli le avrebbe scritto a Santo Fiore, dirigendo le lettere, chiuse in una busta suggellata e senza indirizzo e segnate con numero progressivo, in un'altra busta diretta a miss Dill. Le era penoso un tal passo, ma ormai indietro non potea più tornare. In quanto a lei avrebbe scritto a Giacomo direttamente.

Passando innanzi al portone, vide scritto al di sopra del finestruolo le classiche parole: parlate al portinaio, ed avvisò che niuno poteva dirgliene di più, e di più preciso, che il portiere. Entrò adunque nel camerino in cui stava, come di solito, la madre di Giacomo.

Se io tenessi voi sulla corda, potreste darla di santa ragione a me, che ho scritto per fare una dipintura di caratteri, la quale non debba avere altro pregio, salvo quello del vero, dell'umile vero.

Il nome del signor Prospero, come potete immaginare, era stampato; il resto era fatto a penna, e con una leggiadra mano di scritto, che non doveva esser quella del signor Prospero. Ah serafino! serafino! esclamò il padre Anacleto, sospirando, poi ch'ebbe letto due volte. Non era più il caso di aspettare un sonno che per tutta notte non aveva voluto scendere sulle ciglia del padre Anacleto.

Egli potè allora finalmente raccontarmi la crisi di Norimberga. Al suo ritorno da Eichstätt miss Yves vi era stata accolta dagli zii con la freddezza la più accigliata. Costoro avevano ricevuto dal professor Topler un biglietto, in cui egli, riconoscendo di non poter rendere felice la signorina, si scioglieva da ogni impegno. I compagni di Violet, Luise von Dobra e suo padre, erano stati immediatamente sottoposti a un interrogatorio, riuscito alquanto burrascoso perchè Luise aveva arditamente difesa la amica sua e perorata la mia causa. Gli Yves non avevano poi parlato alla nipote per sei giorni, durante i quali non si sapeva se avessero chieste altre informazioni o scritto a Topler o che diavolo avessero fatto. Finalmente, una mattina, avevano espressa a Violet, in forma solenne, la loro disapprovazione, ed ella non era riuscita a persuaderli di non avere colpa alcuna, di essersi mantenuta sempre fedele, per parte sua, all'impegno preso col professor Topler, benchè avesse detto ben chiaro fin da principio che non lo amava. Gli zii le dichiararono che la famiglia Yves aveva gi

«Ah, se avessi scritto queste cose Luigi ora non dubiterebbe. Ero sul punto di dirgliele, ma poi le tacqui; un poco perchè egli si trovava in una delle sue ore di dubbio, un poco perchè pensai di far meglio scrivendole su questo libro dove egli le legger

Io ho scritto al barone. Tu? Vi ho denunciati come una spia. Tu? balbettò con un lieve fremito d'ira. Ti amavo tanto Ezio... proruppe di nuovo la ragazza, cercando di afferrare la mano del giovine. Ah! esclamò egli, alzando le mani per non lasciarsele toccare tu mi hai amato troppo, Liana.