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Aggiornato: 29 giugno 2025
Don Ciccio e don Salvatore s'abbandonarono sulle sedie, l'uno con la testa tra le palme, l'altro dondolandola. Duecento mila lire!... duecento mila lire!... casa rovinata.... casa rovinata! Gli scellerati volevano morto il fratello dacchè domandavano quella somma ch'essi non avrebbero potuto pagar mai! Basta, fu il fattore che riuscì a calmarli in certo modo.
Saltò fuori dalle coperte, tempestò un pezzo per la stanza.... capivano.... un poco di paura.... e finalmente riuscito a vestirsi, non osando accendere il lume, per timore che quegli scellerati, vedendo luce, avessero a tirare qualche schioppettata alla finestra, salì in granaio e se ne stette in ascolto.
Tale fu il contegno di questi superbi figli di Roma, alla liberazione dell'innocente vittima dalle zanne dei scellerati sacerdoti del S. Uffizio. L'acquisto della contessa Virginia fu di giovamento immenso all'impresa generosa.
I Borboni di Napoli, maestri anch'essi di ogni specie di camorra, ne proteggevano una, e la stimolavano al loro servizio con ogni specie di favori, concessioni e soldi. Camorra, veramente di genere particolare, che contava come membri i più grandi scellerati del regno. L'origine di quest'associazione di malfattori, proveniva dalle prigioni.
Le labbra livide, e l'occhio, chi avesse potuto fissarlo da vicino, vi avrebbe trovato un miscuglio d'idiotismo e di disperazione. E Marzia? povera Marzia! sì buona, sì bella, sì valorosa! costretta a mantenersi quieta in mezzo a quel branco di scellerati ch'eran pervenuti ad impadronirsi di lei!
Io racconto una storia di delitti, delitti atroci e crudeli, quali uomini scellerati, che hanno in odio il Creatore e la creatura, possono commettere: quali appena si stimerebbe che vi fosse orecchio da intenderli, non che anima da divisarli, e braccio da eseguirli. Nè alcuno mi accusi ch'io mi proponga atterrire anzichè ammaestrare la gente.
E i fatti non potevano essere più inconsultamente scellerati. Ecco la ragione del severo giudizio: Dalla circolare del generale Morra di Lavriano, da accenni e telegrammi dell'on.
Malgrado questa nera macchia di superstizione e di bigottismo, Giuliano, quale ci è dipinto da Ammiano e dall’entusiastico Libanio, è una figura d’uomo e di principe attraente. Noi ci sentiamo indotti a compiangerne gli errori e le sventure, e proviamo per lui quella simpatia e quell’ammirazione che sempre ispirano gli uomini geniali. Ma, se ci volgiamo a Gregorio di Nazianzo, ecco ci vien fuori una figura del tutto diversa, ci appare davanti l’imagine di uno scellerato e di uno stolto. L’eroe delle imprese di Gallia e di Persia, l’uomo severo di principî e di costumi, lo scrittore brillante e versatile diventa, nei discorsi di Gregorio, «quel drago, quell’apostata, quel gran macchinatore, quell’Assiro, quel comune nemico e corruttore di tutti, che ha versato sulla terra la rabbia e le minacce, che ha scagliato, fino al cielo le sue parole inique³⁵⁸. E gli scritti di Giuliano sono scellerati discorsi e scherzi, la cui forza sta tutta nella potenza dell’empiet
Clemente VIII violentato, per così dire, contro ogni sua previsione, dissimulava la collera che gli bolliva nelle viscere: solo, con voce anche più velata, favellò: Dunque noi serbava la Provvidenza a contemplare come in Roma non pure trovinsi scellerati che ammazzino il proprio padre, ma avvocati altresì, i quali non rifuggano dalla difesa dei parricidi?
Povera storia, povera politica, povera indipendenza italiana! come s'interpretano! Non bastavano conti, marchesi, duchi scellerati, non vescovi e papi tanto peggiori di quanto è piú santo l'ufficio loro; sorsero donne, pessime di tutti, corruttrici di tutto, quando lasciano il dolce e pio ufficio loro di consolare colla virtú domestica dalle pubbliche corruzioni, e si fan furie virili.
Parola Del Giorno
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