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Van per la verde valle e s'inseguono, Salgono il clivo in ordin lento I retti tronchi, la rupe sfidano, Sfidano il vento. Carche di folgori dal ciel le nuvole Scendon, ma i tronchi salgono ancora, Traendo il gracile filo, dell'aquila Alla dimora Il pie' confitto nella vulcanica Roccia, fedeli soldati all'erta, Dell'uom la scossa alma trascinano Per la deserta

Vanno le alate novelle ai popoli, Vanno gli amori. Da lande ignote Escon le insidie e delle lagrime L'aride note. Spesso nell'ululo piange dei turbini Un cuor di madre, a cui da sponde Arse pel vuoto sen dello spazio Piange e risponde Del caro figlio l'estremo anelito: L'ansie s'inseguono al filo ordite, Urtano i baci estremi e cadono Spesso due vite.

Prima girate gli occhi intorno vagamente, cercando i confini dell'edifizio, che il coro e i pilastri enormi vi nascondono; poi il vostro sguardo si slancia su per le colonne e gli archi altissimi, e riscende risale e ricorre rapidissimamente le infinite linee che s'inseguono, s'incrociano, si rispondono, si perdono, come razzi incrociantisi nello spazio, su per le vôlte grandiose; e il cuore vi gode in quell'affannosa ammirazione, come se tutte quelle linee uscissero dalla vostra mente ispirata nell'atto stesso che le percorrete cogli occhi; e poi vi assale ad un tratto come uno sgomento, una tristezza che il tempo non vi basti a considerare, l'ingegno a comprendere, la memoria a ritenere le innumerevoli maraviglie che da ogni parte travedete, affollate, ammontate, abbarbaglianti, che piuttosto che dalla mano degli uomini, si direbbero uscite, come una seconda creazione, dalla mano di Dio.

Arriviamo finalmente sulla Senna. Che largo e sano respiro! E come è sempre bella questa grande strada azzurra che fugge, riflettendo i colori allegri delle sue mille case galleggianti, fra le due alte rive coronate di colossi di pietra! Davanti e dietro di noi i ponti lunghissimi confondono i loro archi d'ogni forma, e le strisce nere della folla che brulica dietro ai loro parapetti; sotto, i battelli stipati di teste s'inseguono; frotte di gente scendono continuamente dalle gradinate delle rive e fanno ressa agli scali; e la voce confusa della moltitudine si mesce ai canti delle mille donne affollate nei lavatoi, al suono dei corni e delle campanelle, allo strepito delle carrozze dei quais, al lamento del fiume e al mormorio degli alberi delle due rive, agitati da un'arietta vivace che fa sentire la freschezza della campagna e del mare. Anche la Senna lavora per «la gran festa della pace» e par che spieghi più benevolmente dell'usato, in mezzo alle due Parigi che la guardano, la sua maest

Quando c'è la neve indurita, si fan le corse sulle slitte. Ogni famiglia ne ha una, e all'ora della passeggiata si vedono uscire a centinaia. Passano volando in lunghe file, a due, a tre di fronte; alcune della forma di conchiglia, altre di cigni, di draghi, di barche, di cocchi, dorate e variopinte, tirate da cavalli coperti di ricche pelliccie e di drappi magnifici, colla testa ornata di pennacchi e di nappe e gli arnesi tempestati di chiodi scintillanti; e portan signore vestite di martora, di castoro e di volpe di Siberia. I cavalli scuotono la testa circonfusa dai vapori della traspirazione e la criniera imperlata dal gelo; le slitte saltellano; la neve vola all'intorno simile ad una schiuma d'argento, e il treno splendido e sfrenato passa e dispare come un turbine muto sopra un campo di gigli e di gelsomini. Di notte, quando si fan le corse colle fiaccole, quelle migliaia di fiammelle che volano e s'inseguono per la citt