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Aggiornato: 9 giugno 2025


Aprite, aprite le ali rosse dei vostri tetti, per volare con me verso il tuo battito forte, o Sicilia, nuovo cuore d'Italia, balzato fuori dal suo petto nello slancio delle conquiste!...

Un giorno ebbe una sorpresa. Una sua amica d'infanzia, che passava per caso da Firenze, venne a trovarla. Quando l'aveva lasciata era una fanciulla di qualche anno maggiore di lei, timida, impacciata, con le mani rosse; ora la ritrovava bella, elegante, contessa, e vedova.

Pensò alla Giulia, al suo fiero rimprovero, a quella nota di sarcasmo così pungente, alla figura ridicola ch'egli ci aveva fatto... e l'immagine della bella fanciulla gli era sempre viva dinanzi agli occhi. Sentiva ancora il calore del suo corpo; vedeva il riso della bocca umida, giovane coi suoi dentini che apparivano sfacciati fra le labbra rosse.

117 Essi vedendo il re che di veneno avea le luci inebriate e rosse, ed essendo da molti istrutti a pieno de la cagion che la discordia mosse, e parendo a Grifon che sua, non meno che del re Norandin, l'ingiuria fosse; s'avean le lance fatte dar con fretta, e venian fulminando alla vendetta.

Alle rosse labbra arcuate di Aldo l'impellente passione di Nancy chiedeva non baci soltanto, ma parole. Parla, parla, diceva lei, fissando coi chiari occhi urgenti quella giovine bocca vivida, dolce e silenziosa.

Cristina, ritta in piedi presso alla finestra, dietro le imposte chiuse, i pugni stretti, i denti serrati, schizzava fiamme dagli occhi. Ogni tanto i suoi nervi scattavano. Una imprecazione smozzicata le usciva dalle labbra rosse come il sangue. Un sasso volò. Poi un altro. Allora ella non ebbe più pace. Voleva affrontare i suoi nemici, faccia a faccia. Don Giorgio, mi lasci andare!

La donna, per un istante, pensò a resistere. Ebbe l'ardimento d'incrociare il suo con lo sguardo furibondo di lui; ma non potè oltre, tutta la sua forza ella aveva esaurita in quel momentaneo slancio. Nel sentirsi stringere da quelle mani ch'essa la sera innanzi aveva vedute rosse di sangue, e di qual sangue! le nacque tale un orrore che per poco non ne perdette gli spiriti.

La sua faccia era repulsiva per la carne scrofolosa gualcita dal coltello anatomico, per le contrazioni che gli avevano lasciato il segno sulle guance scarne e sulle palpebre rosse e senza peli. Ci considerava uomini superiori e ci radeva con una delicatezza femminile, raccontandoci sovente il suo amore sventurato.

Mentre con tali argomenti io andava fantasticando in balìa del più sfrenato idealismo, mio zio, in preda del più crudo realismo, si cavava le calze rosse, spogliava le vesti sinodali ed anche quelle che vi stanno sotto, e libero d'ogni indumento ecclesiastico e civile, ridotto in costume adamitico, entrava in un bagno d'acqua minerale di Bormio.

E Prospero Anatolio?... Prospero non mangiava, ma, invece, divorava la Giulia: egli l'aveva accosto, vicinissima tanto da sentirne il calore, con quelle sue carni bianche e rosse, sparse di un pelolino simile alla pesca duracina.

Parola Del Giorno

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