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Tal su dorato seggio in se romita Altieramente i suoi pensier consiglia, E del risco mortal nulla smarrita A gran pittura ella volgea le ciglia: Ivi è, che larga de la nobil vita La terra con acciar facea vermiglia La Romana Lucrezia, e per diletto D'alta onest

Come soave è l'alito Della notturna brezza, Che il volto ci carezza Che ci ravviva il cor! È ver, mi rispondea L'amica sospirando, E i raggi in me fissando Dell'occhio suo divin: «Ah! non sprechiam, dicea, Notte così serena!.... Andiam piuttosto a cena Al Gallo o al RebecchinIeri, della collina Sulla romita vetta, Vidi una forosetta Che raccogliea dei flor.

ma di nostro paese e de la vita ci 'nchiese; e 'l dolce duca incominciava <<Mantua...>>, e l'ombra, tutta in se' romita, surse ver' lui del loco ove pria stava, dicendo: <<O Mantoano, io son Sordello de la tua terra!>>; e l'un l'altro abbracciava. Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!

Soffriam: de la romita Alma, che piange e crede, Cibo, lavacro e vita Son la Speranza eterea, La Carit

E poi che pungevami vaghezza di solitudine e di meditazioni, trassi per un sentiero tortuoso che mettea capo ad una chiesuola romita, ove per lagrime versate dovea più tardi lasciare tanta parte di memorie. Ma allora io non vi andava per piangere però che io non avessi che diciott'anni, e a quell'et

Ella non ci dicëa alcuna cosa, ma lasciavane gir, solo sguardando a guisa di leon quando si posa. Pur Virgilio si trasse a lei, pregando che ne mostrasse la miglior salita; e quella non rispuose al suo dimando, ma di nostro paese e de la vita ci ’nchiese; e ’l dolce duca incominciava «Mantüa . . . », e l’ombra, tutta in romita,

E "All'armi! all'armi!" fu la risposta dei trecento congiurati. La stanza romita dove forse gli antichi eroi venivano ancora nella notte a meditare sul servaggio delle nazioni, rimbombò al grido dei trecento giovani, che giuravano di voler libera Roma, e l'eco diffuse tra le secolari macerie dello sterminato Colosseo il maschio grido di quella coorte. Trecento!

Un tempo, anch'io, giovinetto inesperto, Credea nei libri di legger la vita, E non vedea che sterile deserto! E rivivea la fantasia romita In epoche lontano; in mezzo a gente Che incancellabil orma avea scolpita. E tutti mi diceano amaramente: "Che noi non siam che un popol di fantasmi; "Che i nostri affetti son ceneri spente;

Sola sola, incerta, oscura, D'un rosso nastro il crin sozzo costretto, Le vie trascorre una strana figura, Guardinga agli atti, agli sguardi, a l'aspetto; Muta, veloce rasenta le mura; La destra invola furtiva nel petto; Sogghigna, ammicca la strada romita, Fermasi, brontola, fugge, è sparita.

Obbediente all'amoroso invito Porsi la mano e molle Trassi alle labbra il tiepido tesoro. Povera capra, addio! Se Dio tien nota, ci vedremo all'ultimo Di Giosafat in qualche ombra romita. Perchè ride, marchesa? Se tra gli umani irsuti arido è spesso Il favellar e il vivere Qual colpa n'ha la capra? Qual colpa il servo suo quando all'altero Riso non ride e l'anima non trova?