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Aggiornato: 26 maggio 2025


13 C'è 'l duca de' Carnuti Ercol, figliuolo del duca mio, che spiega l'ali come canoro cigno, e va cantando a volo, e fin al cielo udir fa il vostro nome. C'è il mio signor del Vasto, a cui non solo di dare a mille Atene e a mille Rome di materia basta, ch'anco accenna volervi eterne far con la sua penna.

E in questi giorni in cui Ferdinando Brunetière mostra in un discorso mirabile La Renaissance dell'Idéalisme, in questi giorni in cui Melchior de Vogue studia lo spiritualismo di Pasteur e di Claude Bernard, in questi giorni in cui lo Zola, il vostro Zola pubblica Rome, in questi giorni in cui Maeterlink mostra ansioso Le Réveil de l'Ave, ella mi annuncia che l'arte agonizza? Eh via, amico mio!

Ieri, quando è giunto qui nel mio eremo d'Umbria il suo ultimo articolo, mi giungeva pure il Rome che Emilio Zola mi mandava da Parigi. Non è vero? Questo periodo è suo; Come lo Zola disse della letteratura francese: Sar

Poi sospirava e fiutava un'ampolla. Ed aveva anche pronte, non so come, le lagrimette quando credea bene. Certo in far all'amor valea due Rome e por sapeva a tutte le catene. Addosso si può dir ch'avea le some di zaccarelle, o almen le tasche piene di spille e nèi e pomate e confetti, essenze e diavolon ne' bossoletti.

Nel Rome egli diffonde attorno a una fosca influenza che vela, attrista ogni cosa; un senso di rancore e di dispetto, stavo per dire di pettegolezzo, quasi egli non sappia come sfogare la stizza di sentirsi piccino e impotente di fronte alla grandiosa mole dell'organismo cattolico; nel Paris, invece, egli versa su le cose e su gli uomini, un così largo sentimento di compassione, di carit

L'odio dei nemici, dunque, spinse la famiglia dalla parte della rivoluzione e le procurò la fortuna di non essere dimenticata. Alcuni dei Bonaparte si stabilirono in quella Toscana, dove un tempo era vissuto il santo Napoleone, la più parte si raccolsero a Roma intorno a Madame Mère. Riannodarono le antiche relazioni italiane, s'imparentarono, per ordine dell'imperatore, con le grandi famiglie romane. Il detronizzato sperava, che un Bonaparte sarebbe salito un tempo al soglio di San Pietro: il faut s'emparer de Rome. Non erano affatto signori raffinati, mostravano anzi qualcosa della logora eleganza del tailleur endimanché; ma nemmeno caddero in quel vuoto fatuo, che distingue i legittimi pretendenti. Alcuni si occupano di letteratura, altri sono al servizio delle forze radicali del tempo: un Bonaparte combatte e cade a Spetza tra i filelleni, un secondo entra nell'esercito degli Stati Uniti. I napoleonidi tengono carteggio in tutte le parti del mondo; il loro fido Abbatucci viaggia qua e l

A cui natura non lo volle dire Nol dirian mille Ateni e mille Rome. Per fortuna, mastro Zanobi non era un osservatore di quei tali, e a lui la spigliata sollecitudine del fidanzato poteva e doveva parere tutt'altro. Non siete scontento di noi? gli chiese in un momento che potè averlo in disparte. Siamo povera gente, messere, e ancora tutti confusi dal grande onore che ci fate.

E sul rotondo tavolino di mezzo, veggo il Rome dello Zola mandatomi dall'autore, e che aspetta che io lo rilegga per intero, perchè ne ho letto saltuariamente parecchi capitoli nelle appendici del Journal e della Tribuna. Eh, no, caro Ojetti e questo non mi sembra il minore dei suoi equivoci no, quel romanzo non è per me un argomento di dimostrazione in favore delle mie teoriche.

Domandai se per avventura esisteva nel palazzo qualche ricordo della presenza di quest'uomo singolare, ed il custode mi fece vedere un ritratto di Cola, che teneva nella sua stanza. Questo ritratto, dipinto ad olio, lo rappresentava in abito di senatore, con la testa dai riccioli neri, coperta da un berretto rosso. La sua testa grande e molto espressiva, il viso nobile, senza barba, presentava la fisonomia larga e grassa che si dice che Cola avesse avuto nell'ultimo periodo di sua vita. Il naso aquilino, di profilo prettamente romano, rivelava energia; lo sguardo era tranquillo e imperioso. Sotto il ritratto lessi queste parole: Nicolas Calabrini dit De Rienzi, tyran de Rome en 1347. Questo ritratto non aveva, a dire il vero, verun carattere di autenticit

Ed ecco perchè il Rome dello Zola non mi servir

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