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Aggiornato: 20 maggio 2025


ERASTO. Orsú, cosí son rissoluto di vederla a mio modo, e se non posso di giorno, di notte avendola in braccio: vo' per forza portarla a casa, e seguane quel che si voglia, rovini il mondo, ancorché avesse a romper seco l'amicizia e uccidermi con Cintio. DULONE. Concorro con voi in un istesso volere, e sol ciò ho voluto tutto oggi significarvi.

FORCA. Or poiché cosí rissoluto l'abbiamo, pensiamo a' mezi. PIRINO. Poiché hai mostrato tanto ingegno in questa fizione, di' ancora i mezi de' quali abbiamo a servirci. FORCA. Dove troveremo noi Panfago? PANFAGO. Come stai, Forca mio? FORCA. Per appicarti. PANFAGO. Perché tanto male? FORCA. Perché non m'aiutavi. PANFAGO. Son ito per aiutarti. FORCA. Con quel veloce córso?

ERASTO. Di grazia, ditela e togliete me e voi ad un tratto di fastidio, perch'io in una cosí fatta pertinacia sarei per perder la vita e l'onore, per non dir l'anima ancora. PEDOFILO. San rissoluto di dirla. Come hai voluto tu impregnar costui, s'è piú maschio che tu non sei? Dubiti che non sia di razza del lepre, che è maschio e femina, e che impregni altri e ch'ella resti impregnata?

CINTIA. Erasto, se mi amate non fate cotal pensiero: avete poco conto dell'onor mio che le mie vergogne secrete volete che sieno palesi a tutto il mondo? Deh, non fate cose spinto dalla furia, ché poi non possiate pentirvene rinvenuto in voi. ERASTO. Padrona, ho cosí rissoluto. CINTIA. Uccidetemi piuttosto e sepelite me e le mie disonestá in queste tenebre! lasciate di grazia, oimè!

Vi vo' far conoscere che vaglio tanto oro quanto peso: son rissoluto d'ingannarlo. PIRINO. Come? dove? dimmi. FORCA. Non so il come il dove: levo di qua, pono di ; sconcia di qua, poni di , andrò tanto girando col cervello, che qualche cosa sará. Ma ecco tuo padre, conosco negli occhi il fuoco della còlera: scostati da me, che non ci veggia insieme.

MITIETO. La cagione n'è Arreotimo vostro padre, il qual mi sforza a far questo ufficio con voi e pensa che il difetto venga da me, come io non sapessi persuaderlovi acconciamente, perché è rissoluto che voi abbiate ad ammogliarvi.

TRASIMACO. Tu mi vai punzecchiando e mi offendi troppo indiscretamente: non lo comporterò, cancaro! GULONE. Ti venga a mente come m'hai disfidato: e son rissoluto uccidermi teco. TRASIMACO. Arcitonante Giove, che audacia è la tua?

FORCA. Molte girandole mi vanno per la testa: mi stillo il cervello e ordisco gran matasse, ma non mi sono ancor rissoluto ad alcun partito. PIRINO. Aiutami. FORCA. Mi uccidete. PIRINO. Il breve termine che Mangone ha dato a Melitea di gir al dottore, è il termine della mia vita: intanto io sto nel mezzo delle fiamme ardenti. Rispondemi.

PANURGO. Sto nel pensatoio, e mi occorrono tanti pensieri che per ogniuno ci bisognarebbe un mese a pensare. ESSANDRO. Son rissoluto vestirmi da maschio, e se non si voglion partir per bravure, ammazzargli. Ho fatto di modo che Gerasto stará tutto oggi chiuso, e non ci potrá impedire. PANURGO. Questo non è male, ma sería meglio...

ESSANDRO. Va adesso a trovar un capitan spagnolo bravissimo, chiamato Dante, perché bravissime bastonate. GERASTO. Sotterrerò lui e chi vuoi difenderlo, di bastonate. Ma io non sono di poca stima in questa cittá che non abbi una dozzina di spagnuoli a mio comando. ESSANDRO. È rissoluto ammazzarvi in ogni modo; e penso sará qui tra poco. GERASTO. Egli mi troverá qui piú tosto che pensa.

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