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Aggiornato: 17 giugno 2025
Sopra una barca di concio vedemmo all'incerta luce che veniva dalla piccola porta, un'involucro di carne; da questo partivano i lamenti e, cosa strana, questi lamenti non ci parvero d'uomo; ma che lì dentro ci fosse una donna? accesi con mano tremante un fiammifero, mi appressai... un urlo mi partì dalla strozza, il lume mi cadde di mano, chè io non poteva credere a ciò che mi si parava davanti; era, purtroppo, una povera donna colei che si lamentava in tal guisa e in quella povera donna io riconobbi Aissa.
S'è chiusa dentro disse Chiarina, che guardava pel buco della serratura. E si mise a picchiare anche lei. Che volete? Chi volete? Riconobbi la voce aspra, incollerita della vecchia. Aprite! C'è un signore! Virginia non riceve! urlò la vecchia, di dentro. Ma cerca di voi! Vuol vedervi! È il vostro innamorato! Cristo! fece il donnone, intervenendo V'ho detto via! Via tutte!
Perdonare! Non è questa la parola che voi dovete dire. Delle mie sventure altra causa io non riconobbi mai che l'avversit
«Dopo rapita all'amor mio da quell'infame che la madre vostra chiamò scellerato or ora, e ch'io riconobbi pure, malgrado l'orribile sua metamorfosi io seppi del vostro ritiro in un convento, e poi più nulla, sino alla vostra comparsa in Roma, per quella ridicola ed abbominevole conversione con cui i chercuti vollero ingannare il mondo, per sostenere la crollante loro baracca.
E fu allora, nella dubia luce dell'alba, ch'io mi riscossi, e riconobbi la testa di Giuseppe che pendeva sulla spalliera della mia seggiola, e intesi dalla sua bocca l'orribile frase. Io avrei ben voluto dissolvermi. E dovetti, sanguinando, attaccarmi al braccio di Giuseppe, e accorrere, e assistere all'agonia.
A un tratto, da un gruppo d'incognite, vidi uno di questi abiti, uno di questi cappellini, farmisi incontro lentamente; e dentro l'abito e sotto il cappellaio riconobbi Laura Uglio, senza dubbio incamminata essa pure a una passeggiata inutile ma dispendiosa. Andavo dai vostri suoceri, ella disse, mentre rispondeva al mio saluto. Io ne vengo ora; stanno benissimo, e non sentono la primavera....
Era quella la mia meta: la riconobbi subito dalla quercia fronzuta che spiegava maestosa nel mezzo i suoi rami sopra gli avanzi di una casupola bassa abbandonata come se ne vedono tante in montagna, specie di covo umano da cui il bisogno o la morte ha snidato la vita.
A tali asseveranze stettero paghi e lieti, ed io tirai diritto al passo. Il silenzio diventava di più in più profondo e solenne. Dopo breve tratto, dalla pendice di Pettorano la consolare piega a sinistra, traversa la gola, poi si ripiega a destra alle radici di Carpinone. Ivi mi percossero l'orecchio gemiti di moribondi, e la notte stellata consentivami appena di distinguere alcune masse brune sul fondo chiaro della strada. Smontai di sella e riconobbi che gli erano cadaveri e feriti, tragicamente mescolati insieme. Subito m'acquetai ricordando i caduti nel combattimento che sostenemmo per espugnare la pendice. Sperando che qualcuno di quei dolorosi potesse intendermi, li affidai che avrei mandato senza indugio a raccoglierli e medicarli. Veruno pronunciò sillaba, e l'ininterrotto rantolo dell'agonia fu la sola risposta che mi venne udita. Ma nel procedere sul mesto sentiero, la vista frequente di consimili masse brune funestò i sereni pensieri della vittoria, e mi assicurò che quello fu teatro d'altre e fiere lotte, mentre io all'avanguardia guadagnavo le colline d'Isernia. Quant'è grave il sonno sugli allori! dicevo sospirando meco medesimo. Affè di Dio, si direbbe che non ci fosse anima viva! Poveri diavoli, le fatiche della marcia, le ansie della battaglia li affranse. Solito effetto del primo fuoco. La sensazione del primo fuoco stanca più della marcia. Avevo ragione di obbiettare ai dubbî di Nullo sul loro valore, e Nullo si sentir
Sedemmo. Non so s'ella riconobbe subito il luogo. Io non lo riconobbi subito, smarrito come uno che abbia portata per qualche tempo la benda. Ambedue guardammo intorno; poi ci guardammo, avendo negli occhi lo stesso pensiero. Molte memorie di tenerezza erano legate a quel vecchio sedile di pietra. Il cuore non mi si gonfiò di rammarico ma d'una avidit
Uscii un'altra volta dall'accampamento e girai per qualche minuto in mezzo a lunghe file di cavalli e di mule, fra le quali riconobbi, con una dolce emozione, la mia bianca compagna di viaggio, che pareva assorta in profondi pensieri. Uscito di l
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