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Aggiornato: 11 giugno 2025
Egli si era venuto tanto affezionando alla figura della morta nel leggerne la storia, la vedeva così nobile e pura, sentiva in ogni pagina di quelle confessioni una schiettezza così semplice, che il senso della reticenza ne restava naturalmente giustificato. «Ebbi paura di pensare. Non sono sincera.
Buona sera! rispose ella dolcemente. Avete cangiato di servitore, quest'oggi? chiese Bonaventura, innanzi di sedersi, com'ella gli aveva accennato col gesto. Sì. Perchè? Perchè l'altro non mi serviva a dovere. L'avevo collocato io nella vostra casa, e mi pare.... Bonaventura aveva meditato quella reticenza, facendo assegnamento su d'una pronta risposta. Ma la signora si tacque.
Fece una reticenza, la quale, più ancora delle pronunziate parole, eccitò la curiosit
A questa domanda inaspettata tutta l'animazione e la gioia di Pierino svanirono d'un tratto; e a voce più sommessa, con qualche reticenza, raccontò al Direttore in che modo era partito da Crodarossa e come aveva lasciato le zie. Ho detto che andavo a Trento e da Trento ho scritto che venivo a Milano. Riceveranno soltanto stasera la mia lettera.
Questi balletti erano sempre intermezzati da erotiche poesie che, senza reticenza, i cavalieri dicevano innanzi a dame e damigelle. In quasi tutti i soggetti di tali poetici componimenti
Ermanno s'era lasciato sfuggire un moto di stupore. Egli sapeva che d'Archenval era un giuocatore appassionato; non sospettava però che fosse arrivato fino a quel punto, e i vincoli che univano Massimiliana al visconte erano troppo stretti, perchè egli non fosse dolorosamente colpito da quella notizia. «Non ha pagato!..» ripetè; ma, dopo una breve reticenza, aggiunse prontamente: «Il visconte è un gentiluomo; far
Alla vista di quel dipinto, la giovane donna si scosse. Chi è questa dama? domandò, e come mai mi rassomiglia tanto? Questa dama, rispose il conte, ho tutte le ragioni per credere sia stata sorella a vostro padre; ma per accertarmene ho bisogno che lasciate ogni reticenza, e non perduriate in un contegno, che finirebbe per offendermi, e per tornare in vostro danno.
Anche la signorina di Charmory pareva sofferente, la sua carnagione era d'una tinta malaticcia e gli occhi cerchiati di nero avevano un'espressione d'abbattimento. «Finirete per ammalarvi anche voi, mia povera Maxette!» le aveva detto l'amica, amorevolmente rimproverandola di trascurarsi troppo per curare la zia. «No, io sono molto forte...» rispose la signorina di Charmory; «non mi credete?..» soggiunse, con una reticenza, come se avesse cercato di dare una dimostrazione della sua forza e si fosse ad un tratto pentita. «La vostra partenza è dunque necessariamente rimandata?» chiese però subito la contessa. «Non saremmo partiti egualmente, anche senza questa ricaduta...»
E allora?.... gridò di rimando la Gilda, mal chiudendo in quella sua reticenza la furia di mille rimproveri. Badate, Giacomo Pico; voi sareste un infame. Per chi venivate voi qua? Per lei! rispose Giacomo, sbuffando a guisa di toro ferito. Ah, uditelo, demonii d'inferno! proruppe ella con voce di tuono. Egli ardisce mostrarsi più nero, più malvagio di voi!
Questa sì era una reticenza meditata, un laccio teso ad Ariberti, che ci cascò bravamente. Che cosa? dimandò egli, fermandosi. Se sarete stato attento alla scena; rispose ella, col più zingarescamente malizioso dei suoi leggiadri sorrisi. Il giovane notò l'allusione birichina fatta alla prima volta che si erano veduti, e gongolò.
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