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Signor Salvani!... esclamò la contessa, adombrando nella sua reticenza un timido rimprovero. Signora! ripetè egli. Poc'anzi avevate messa da parte questa inutile parola. Davvero? Ah, mi avvedo che perdiamo il capo ambedue. Siatemi invece cortese di finir l'opera vostra. Il mio disegno vi attende, perchè gli diate l'ultima mano. Debbo finirlo? Vi preme tanto? O che, non mi avrebbe a premere?

Per queste ragioni, la Giovine Italia dichiara senza reticenza ai suoi fratelli di patria il programma in nome del quale essa intende combattere. Associazione tendente anzi tutto a uno scopo d'insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno, essa espone i principî pe' quali l'educazione nazionale deve avverarsi, e dai quali soltanto l'Italia può sperare salute e rigenerazione. Predicando esclusivamente ciò ch'essa crede verit

Queste parole con la reticenza finale sono di uno ch’era presente alla scena, Vice-Segretario dell’Accademia, il sac. D’Angelo, che doveva farne e non ne fece verbale, contentandosi di prenderne nota nel suo diario ms. Aggiungeva egli che «un cavaliere era pronto a rispondere, ma che ne fu distolto da lui³⁹⁹³⁹⁹ D’Angelo, Giornale ined., pp. 116-17, 126-27.

Perchè... soffrirei troppo. La reticenza non era meditata, come il lettore potrebbe immaginarsi. Ariberti non era per anco uomo da somiglianti partiti. Voleva schiccherarle la sua brava dichiarazione e non sapeva da qual parte incominciare; l'occasione gli si era profferta ed egli l'aveva afferrata.

Noi insistiamo sovente sul nostro simbolo di progresso e d'indipendenza, anche a rischio di vederci accusati d'audacia, perchè l'uomo senza credenza non è veramente uomo, e colui che l'ha e non s'attenta bandirla, è men ch'uomo perchè pur troppo v'è una gente che alla menoma reticenza sospetta prave intenzioni, una gente il cui studio è quello di introdurre un lembo della loro veste macchiata, sotto la toga candida, incontaminata dell'apostolo della verit

(con pudica reticenza) La verit

La reticenza, così lodata una volta dal suo maestro fra tutte le figure retoriche, gli sarebbe rinfacciata come una colpa. Ad altro, ad altro gli conviene far capo; altri spedienti, altri artifizi gli occorrono. Figuratevi che egli ha da diventare anche fisonomista, e cogliere tra le grinze del volto, perfino nel modo di tenere gli occhiali, il segreto dei mutevoli umori del suo Radamanto.

«Perchè quella reticenza? Che cosa poteva essere quella fatalit

Su questa reticenza, la contessa proiettò dai suoi occhioni neri e fosforescenti una scarica di elettricit

Sorge da tutta te un’accusa, la figura d’un’accusa. Mortella. Più d’una, forse. Giana. E v’è una prova, dunque. Mortella. V’è un mondo ove la prova non ha significato esistenza. Giana. Non nel nostro. Mortella. Non nel vostro. Giana. Bisogna dunque che tu esca dall’occulto. Non puoi più prolungare la reticenza. Non t’è più lecito di tacere, di sfuggire... Mortella. Non sfuggo. Giana.