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Aggiornato: 2 giugno 2025
quand'io incominciai a render vano l'udire e a mirare una de l'alme surta, che l'ascoltar chiedea con mano. Ella giunse e levo` ambo le palme, ficcando li occhi verso l'oriente, come dicesse a Dio: 'D'altro non calme'. 'Te lucis ante' si` devotamente le uscio di bocca e con si` dolci note, che fece me a me uscir di mente;
Ricordo, colle lacrime al cuore, che vi fu un anno, in cui, in alcune sere stellate, quando dimenticavo il mio corpo, quando dimenticavo il mondo esterno, e il mondo interno mi signoreggiava, e mi sentivo, e volevo credere, e sperare, e amare, ricordo che in alcune sere stellate, soavissime, confidentissime, ebbi vicino a me un'anima che mi ascoltò e mi comprese, quand'io espressi qualche speranza pel mio avvenire, avvenire che io legavo all'arte e alla famiglia. In quelle sere io accrescevo di dignit
Gia` s'inchinava ad abbracciar li piedi al mio dottor, ma el li disse: <<Frate, non far, che' tu se' ombra e ombra vedi>>. Ed ei surgendo: <<Or puoi la quantitate comprender de l'amor ch'a te mi scalda, quand'io dismento nostra vanitate, trattando l'ombre come cosa salda>>. Purgatorio: Canto XXII
D'un colpo un vento di delirio m'investì e mi squassò; una fitta benda mi calò sugli occhi. In capo al muricciuolo m'era apparsa la figura di lei, immota, curva ad aspettare. Ma presto cadde la benda. Non era lei. Era una figura maschile: un giovane, forse. Scellerata! pensai. E un'ondata di sangue mi montò al cervello. Cosa oserai rispondere quand'io ti intimerò: Non mentire!
All'indomani mattina, quand'io mi destai, trovai il mio povero Gin morto; una gomma verdastra gli esciva dalle nari. Allora mi sovvenne di non aver visto Flibbertigibbet pagare il prezzo della scommessa a Ram
«Quanto?» «Non meno di cinquanta ducati, e forse di più.» «Ma quando si potrebbero contare?» «Quand'io potessi sapere di certo ch'egli, il Visconti. se n'è andato a Venezia.»
tanto pareva gia` inver' la sera essere al sol del suo corso rimaso; vespero la`, e qui mezza notte era. E i raggi ne ferien per mezzo 'l naso, perche' per noi girato era si` 'l monte, che gia` dritti andavamo inver' l'occaso, quand'io senti' a me gravar la fronte a lo splendore assai piu` che di prima, e stupor m'eran le cose non conte;
Qui mi casca l'asino. Come indurli a desistere, quand'io m'accingo a lasciargli? E con che cuore d'altronde patire che l'Istituto appena surto rovini? A riflessioni finite m'abbottonai l'abito e con volto severo parlai nella seguente conformit
Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer si` forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense>>. Queste parole da lor ci fuor porte. Quand'io intesi quell'anime offense, china' il viso e tanto il tenni basso, fin che 'l poeta mi disse: <<Che pense?>>.
lo 'ntento rallargo`, si` come vaga, e diedi 'l viso mio incontr'al poggio che 'nverso 'l ciel piu` alto si dislaga. Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio, rotto m'era dinanzi a la figura, ch'avea in me de' suoi raggi l'appoggio. Io mi volsi dallato con paura d'essere abbandonato, quand'io vidi solo dinanzi a me la terra oscura;
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