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Aggiornato: 15 giugno 2025
Gioconda aveva un carattere impetuoso, ch'ella vigilava con cura instancabile perchè non traboccasse; ma pur rimanendo giù, chiusi e frenati, l'impeto, l'ardenza del carattere vivevano sempre. Al pensiero di poter essere stretta lentamente e implacabilmente nell'aura di veleno diafano che un abile nemico le seminava intorno, si sentì soffocare.
Beatrice, come impietrita, stava fissa sopra la porta donde era scomparso Guido; le pareva sognare; senonchè le catene, scosse di tratto in tratto, la rendevano avvertita ch'ella vegliava pur troppo.
Addio, Mario. Confido, che se pur avete deciso di partire, domattina sarete ancora a Venezia, e la mia lettera potr
I nostri non scendevano l'Alpi per sommovere Torino o Firenze: tentavano salirle per sommovere Trento e Venezia: tendevano a continuare l'emancipazione della Nazione, a continuarla a pro vostro: cercavano un'altra Marsala. Non impiantavano un dualismo: movevano a distruggere quello che pur troppo esiste sulla terra Italiana.
Ma intanto che egli s’era posto a sedere sopra un masso vicino, le donne avevano scorto che portava con sè un musicale strumento. Sicchè vaghe com’erano d’udire qualche armonia; rara sorte in que’ poggi, se non fosse stato talora il suono del liuto di madonna Selvaggia, da qualche tempo però tanto meno frequente; fu un muoversi tutte e far pressa e preghiera al buon Romeo di toccarne le corde. Di che ei per la cortesia ricevuta volle subito compiacerle, aggiungendo che avrebbe anche tentato di far loro udire una certa canzone. Allora esse gli si misero in cerchio, e posarono al piede i brocchetti. Trepidanti poi, le più giovani in specie, per l’atteso piacere, ma pur raffrenando la naturale allegria, s’imposer silenzio, e non intesero che ad ascoltarlo. Sicchè ei levatosi in piè, e toltosi dal fianco il liuto, e trattone un breve preludio, su flebile arpeggio, in questa guisa cominciò a cantare: Son Romeo che mari e monti Notte e dì finor varcai. Strani casi ed ho racconti Che palesi non fur mai: Vera e mesta istoria è questa Che narrar da voi s’udr
Ne accadono sovente, pur troppo rispose ma se i viaggiatori conservassero, durante il pericolo, maggior sangue freddo, non se ne annegherebbero tanti.
Lo trafitto 'l miro`, ma nulla disse; anzi, co' pie` fermati, sbadigliava pur come sonno o febbre l'assalisse. Elli 'l serpente, e quei lui riguardava; l'un per la piaga, e l'altro per la bocca fummavan forte, e 'l fummo si scontrava. Taccia Lucano ormai la` dove tocca del misero Sabello e di Nasidio, e attenda a udir quel ch'or si scocca.
L'aspetterò a Madras, sulla costa del Coromandel; rispose Guido che provava un amaro diletto a parlare di quel suo viaggio imminente, natogli pur dianzi nel cervello. Sta bene, siamo intesi. Io gi
Solo, ognor solo, parta il giorno o rieda, Alla brina gelata, al sol cocente, Solitario carcame a’ vermi in preda! Pur gli rimase il raggio della mente.... Ma udite qual ne fece uso sennato; Maledisse all’Eterno, e irriverente Gli domandò: «perchè m’hai tu creato?»
Perlustrata la via, raccoglie diversi sassi, e con bella destrezza prende a gettargli nella finestra del secondo piano. I sassi tratti da mano maestra arrivavano al punto: ruppe due vetri, ma nessuno si affacciò; e sì che Guglielmo era nella stanza, e si vedeva la sua ombra passare e ripassare traverso il chiarore della finestra, e doveva pur sentire.
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