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Aggiornato: 4 giugno 2025
Vuoi che vada a toccarli il polso, se avesse la febre? PANURGO. La febre la devi aver tu nella gola per divorartelo; ma tu non assaggierai boccone se non prometti servirmi, anzi dopo servito. MORFEO. Ti servirò a quel che tu vuoi, e ti loderai dell'opra mia.
E se per disgrazia dirai nulla di ciò che ti ho detto a Gerasto, guai a te! il pezzo maggior sará l'orecchia. NARTICOFORO. Mi partirò adesso adesso. ESSANDRO. Verremo insino a Roma ad ucciderti: non so io che abiti vicino al Culiseo? NARTICOFORO. Non certo: alla Rotonda, sí. ESSANDRO. Cosí prometti, fa' che l'attendi, se non..., misero te!
«Ma io perché venirvi?» ne' luoghi ne' quali tu mi prometti di menarmi, quasi dica: per qual mio merito? «o chi 'l concede?», cioè che io in questi luoghi debba venire; volendo per questo intendere, come appresso dimostra, esser temeraria cosa l'andare in alcun segreto luogo, senza alcun merito o senza licenza. «Io non Enea», al quale Iddio fu cortese per le ragioni giá mostrate.
Perchè correrai il rischio di farti prendere. E che importa a me quando l'avrò uccisa? Ma verrai scoperta, riconosciuta per la favorita del Mahdi e forse fucilata lì per lì. Questi inglesi non ischerzano, Fathma. Sarò prudente, Omar. Me lo prometti? Te lo prometto. Lascia fare a me. La prenderò, la trascinerò lungi dal campo e te la darò in mano legata. Ah! esclamò l'almea con feroce accento.
Bravo ragazzo! (ripigliava il Basabelletta) ora profitti nel viver del mondo. Bada a me: prometti sempre sulle generali; altrimenti col venire a precise particolarit
Enrico da quel tratto restò assai più confuso che non lo fosse stato prima dalla lavata di capo e dalle smanie esagerate del suo tutore. Oh, marchese, come è buono lei! sclamò il giovine buttandosi al collo del vecchio e baciandolo sulle labbra. Mi prometti sul tuo onore che non giuocherai più? ripigliò sorridendo di gioia e dopo un certo silenzio il marchese.
TRINCA. Per secreta volontá di chi può il tutto, quel caso disturbator delle nostre felicitá or s'è rivolto in accommodar le nostre difficoltá; e possiam dir che siate morti e ravvivati in un punto. EROTICO. Trinca, ancor che la tua allegrezza vera non l'estimi, pur godo nell'imaginazione delle tue parole. TRINCA. Vi prometto far ambiduoi contenti. EROTICO. Troppo prometti.
Ora io potrei cavarmela da principe, dicendoti che ella si chiama Venere, e lasciando a te la cura di rintracciare se sia la Capitolina, quella dei Medici, o quell'altra di Milo. Insomma, non sai chi ella sia. Ti ho detto che non è mia cliente. Ma se tu mi prometti la sua prima infreddatura, il suo primo mal di nervi... Filippo mio, tu te la godi come uno scolaro in vacanze.
E quando Giacomo le domandò rassegnato che cosa voleva ch'egli facesse e se doveva, come desiderava sua madre, non andarle più in casa, Lalla gli rispose di sì, che ciò era assolutamente necessario: poi saltandogli sulle ginocchia, sorridendo e baciandogli i capelli, gli aggiunse a bassa voce, colla bocca appoggiata all'orecchio: Verrò io da te... se mi prometti di esser buono. Quando?
BALIA. Ti ringrazio infinitamente e del dono e del buon animo che mi porti: dammi pur occasione di poterti servire, ché l'arò caro. Ma io non so dove sia per riuscir questo tuo amore. AMASIO. Se tu prometti voler servirmi e aiutarmi, ti manifestarò cosa che forse nol pensi. BALIA. Chi non servisse a te non servirebbe all'istessa cortesia. AMASIO. Ti prego ad essermi secreta.
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