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Aggiornato: 31 maggio 2025
Il suo contatto non vi contamina, voi purificate il luogo dove entrate come profumo d'incenso. Oh Livia, questa è la casa mia, la confidente dei miei dolori e delle mie speranze.
Ma questa è la notte vera, quest'ombra, dalla quale tutto traspare, qui con te, dentro al tuo profumo di gran fiore. Ella gli si abbandonò sul petto vinta da quell'eloquenza.
Veniva, forse dalla collina d’Orlando, il profumo dei limoni, così possente e così dolce e così sottilmente instigatore. Forse dai giardini di Scalia originavano i profumi delle rose, i profumi zuccherini che davano all’aria il sapore d’un’essenza aromale. Montavano forse dal padùle della Farnia le fragranze umide dei gigli fiorentini, che respirate deliziavano come un sorso d’acqua.
Era vestita di chiaro, con un cappellino di paglia ornato di una gran piuma bianca, le mani senza guanti, con un mazzo di rose sul grembo, ardenti e sanguigne, che le davano quasi col loro acre profumo una sensazione di caldo. E sorrideva dardeggiando inconsciamente dagli occhi neri qualche lampo cristallino, mentre colla spalla si appoggiava confidenzialmente a quella del marito.
Il campanello fa subito accendere laggiù in fondo al giardino buio il lampadario della scala esterna. Paaak. Ripercussione magica in un ambiente predisposto agli stupori. La porta s'apre: servo negro bello in frak elegantissimo. Nell'atrio un odore chiesastico. Forse incenso? No. Piante marine. Profumo dolce, acre, selvatico che accentua la bianchezza carnale d'una statua mutilata nella penombra.
Lancio un raggio di sol negli angiporti, Reco il vivo color de la salute Ai volti de’ tuoi bimbi esili e smorti; Un profumo di fieno, Un cinguettìo di rondini sperdute Nel meriggio sereno. E a la folla che intorno mi respira, In giacchetta, in gonnella, in cenci, in guanti, Che m’urta, che m’assorda, che m’attira, Che passa e non mi guarda, Che si rinnova per le vie sonanti, Affannosa, gagliarda,
All'olezzante cedro del Libano ella sostituiva, con eguale trasporto di poesia e di gratitudine, il pino silvestre dal forte profumo resinoso. Come odora buono! diceva. Tanto buono e tanto forte!
Fatele odorare questo profumo soggiungeva una voce più gentile: e fu appunto all'acuto effluvio d'un'essenza che Flora si ridestò, riconobbe il luogo, riprese coscienza di sè, del suo dolore, del suo pianto, ravvisò la donna e accanto a questa, seduta su una panca del giardino, un'altra donna pietosa, assai giovine e bella, che le parlava con soavit
Credete voi che io abbia un innamorato? domandò lei fissandolo stranamente. Egli sentì come un brivido passargli per le ossa, e rispose: Non lo credo. E perchè? Sanseverino tacque. Ella raccolse una rosa da un cestino che aveva accanto e glie la gettò. Egli la prese a volo e la odorò lungamente, mentre ella osservava con attenzione. Aveva baciato il fiore o aspirato solamente il profumo?
Nell’amore come in un profumo: così ero io con voi; nell’amore come in una musica, nell’amore come nel miracolo di un torbido paradiso artificiale: così ero io con voi.
Parola Del Giorno
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