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Aggiornato: 8 giugno 2025
Ne avrai fino alla fine del mese. Preferisco pochi alla volta. Gran somma! No, ma.... Degli ultimi che m'hai dato, mi mancano trenta lire. Ti mancano...? A conti fatti mi dovrebbero rimanere trenta lire e non me le ritrovo. Avrai dimenticato di segnare qualche partita. Bisogna dire. Benchè a ripensarci.... o le avrò perdute.... Comunque sia, preferisco domandarteli più spesso. Prendi.
E il nepote senza punto peritarsi, mostrando come quelle asprezze non gli tornassero paurose, rispose speditamente: "Anzi voi: la Caterina ha apparecchiato da un'ora, e non vi vedendo arrivare ha detto: Marco, fa una cosa; la neve cade come Dio la manda, la notte è buia, scoscesa la strada; prendi la lanterna, e va per lo zio, chè non gli accada la malaventura..." "La cara citta!
E così gli dicea: sgombra l'affanno, Che per te non mortal fia la ferita; E prendi a dir; tuoi desideri avranno Di vera fede ogni cortese aita; Qui l'altro fra' sospir ch'al ciel sen vanno Lentamente soggiunge: odio la vita; E come sian miei detti al fin venuti, Non mi saprai dannar, ch'io la rifiuti.
PANURGO. La via che avevi presa per gir all'altro mondo, lasciala, e prendi quella per gir alla casa di Cleria, che è tua moglie. ESSANDRO. Come moglie? PANURGO. In carne e ossa. ESSANDRO. Burli in cosa dove va la vita. PANURGO. È venuto Apollione tuo zio e riconosciutosi con tuo padre; son stati d'accordo con Gerasto e ti han concessa Cleria.
Prendi anche questo interruppe Ernesta perchè tu parli come un angelo. Leonardo prese e restituì, e ancora si udì per l'aria la musica di due baci sonori....... Verso il crepuscolo venne il dottor Agenore, e trovò i coniugi dinanzi alla finestra spalancata, muti, estatici, intenti ad ascoltare il canto dell'usignuolo, a cui i grilli facevano l'accompagnamento. Ah! disse Ernesta voltandosi.
Marzio col capo accennò affermativamente. Bene; prendi questo archibugio, sparalo traverso l'uscio della stanza di Virgilio, e poi urla con quanto hai di fiato nella gola: al fuoco! al fuoco! Così insegnerò a costoro dormire mentre io veglio. Eccellenza.... Che hai? Io non le dirò: piet
Per mia sorella va egregiamente disse l'ingegnere quando la nipote ve lo accompagnò, per, me è troppo; Non avevi un bugigattolo dove mettermi? Sai ch'io ho abitudini quasi spartane. Ella accennò ad andarsene. T'aspetto nella stanza vicina, ch'è il nostro salotto da pranzo. Vengo con te. Mi fai vedere tutto l'appartamento. Diana si mise a ridere. È presto fatto. Ma non prendi prima qualche cosa?
Questa fu la medicina migliore, il miglior ristoro alla travagliata. È tuo figlio: è figlio nostro. Di', non gli farai paura più? gli vorrai tu bene? Che viso d'alabastro! come spira amore! Guarda: egli apre gli occhi. Cari quegli occhietti! son tutti gli occhi tuoi. Come ti somiglia! Prendi: levalo fra le braccia: dagli un bacio»; e glielo sporgeva.
Fammi questo favore, non glielo dire, prendili: me lo fai proprio per piacere. Sì, ma te li restituirò. Sì, sì, purché li prendi, ora. Digli che venga, poi, stassera, che non se lo scordi. Glielo dico, glielo dico.
Non ho più che questo! E quasi a testimoniare le sue angustie, la sua miseria, si levò dal taschino il biglietto sudicio, ripiegato: Non ho più altro che dieci lire! Cantasirena glielo prese al volo, colle dita rapide come la linguetta del rospo. Eh, credete che ce ne vogliano cento per pagare il brum?... Prendi, Gioconda; gli dai due lire colla mancia.
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