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Aggiornato: 15 maggio 2025


E così gli dicea: sgombra l'affanno, Che per te non mortal fia la ferita; E prendi a dir; tuoi desideri avranno Di vera fede ogni cortese aita; Qui l'altro fra' sospir ch'al ciel sen vanno Lentamente soggiunge: odio la vita; E come sian miei detti al fin venuti, Non mi saprai dannar, ch'io la rifiuti.

Giunge or ora Nerone; al fianco ei sempre cinge un acciaro: io mi v'avvento, e il traggo, e men trafiggo... La mia destra forse mal servirammi: io ne farò pur l'atto. Di aver tentato di trafigger lui, mi accuserá Nerone: e ad inaudita morte dannar tu mi vedrai... SENECA Deh! donna, quai strali di pietade a me saetti?... Per me il vorrei... Ma,... t'ingannasti; io meco non ho veleno...

2 Spesso in difesa deI biasmato assente indur vi sento una ed un'altra scusa, o riserbargli almen, fin che presente sua causa dica, l'altra orecchia chiusa; e sempre, prima che dannar la gente, vederla in faccia, e udir la ragion ch'usa; differir anco e giorni e mesi ed anni, prima che giudicar negli altrui danni. 3 Se Norandino il simil fatto avesse, fatto a Grifon non avria quel che fece.

Ma poco dianzi, quasi ria tempesta, AMEDEO forte a nostri danni è sorto, E per entro la strage atra e funesta Il mio fedel, come tu vedi, è morto. Non mi dannar s'io fremo; in questa testa Per me si perde non leggier conforto, Così pronto e veloce ei trascorrea Ad ogni atrocit

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