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Aggiornato: 14 giugno 2025
«Questo io lo sentivo con un senso di vero sgomento. Sentivo in me tanta potenza di vita, e mi domandavo: «Che farne?» «La sera stessa mi misi al pianoforte; passai una quantit
Aldo si trovò seduto al pianoforte, e, accanto a lui, lanciata in avanti come una panteretta, la piccola Van Osten, cogli occhi verdi scagliati nei suoi, tendeva tutto il corpo sottile verso la musica. Andate via. Tornate qui sabato. Adesso andate via. Subito! Egli si alzò, stupefatto, e prese commiato. Descrisse a Nancy la straordinaria visita.
Questa fu Mademoiselle Odette. M’insegnava, oltre la letteratura francese, anche il pianoforte, il ricamo, la cucina e la buona educazione.
Violetta finalmente s’interrompeva, sorridendo d’un sorriso fatuo. Di nuovo, la conversazione languiva. Allora Violetta si metteva al pianoforte e cantava. Tutti ascoltavano, con attenzione profonda. Alla fine, applaudivano. Poi sorgeva l’Areopagita, col flauto. Una malinconia immensa prendeva li uditori, a quel suono, uno sfinimento dell’anima e del corpo.
Il «fa» era dunque l'A, e, in inglese, si pronunciava «e». Il «si» era B; il C si pronunciava «si», ed era il «do». E così via. Niente di più semplice. Ma il risultato fu sconcertante. Nancy insisteva a voler compitar sillabe e fabbricar parole al pianoforte, e non trovava l'«o», e non trovava l'«u», e non trovava niente.
Giorgi si era seduto sopra uno dei quattro divani dorati, dietro il pianoforte, colla testa sul petto e gli occhi chiusi. Il suo respiro era lento. Bice appoggiò la carta sul leggìo e ne scorse attentamente le note.
Bemolle, entrando, aveva fatto il suo profondo inchino; poi s'era fermato vicino al pianoforte, curvo sotto la terribile gioia della augusta presenza; e in tutta la sera non ricuperò mai completamente la posizione verticale; ma bensì si levò e si sedette ogni volta che gli si rivolgeva la parola in una rigida postura curvilinea, dolorosa a guardarsi.
Avevo sul pianoforte il metronomo per misurare il tempo. Il mio maestro non mi parve più animato di quello strumento. Avrei giurato che aveva una complicazione di ruote e d'ingranaggi al posto del cuore, e la sua bellezza mi lasciava fredda come la bellezza d'un fantoccio. «In fatto di musica egli apparteneva a quella scuola che i profani chiamano dell'avvenire.
Infatti, vediamo. Ecco un sottoprefetto a quattromila lire, che non ha nulla di suo, nè rincalzi alla paga per ispese di rappresentanza, e che tuttavia si fa lecito di avere dei mercoledì! Capisco che non ci si mangia, alle sue veglie, e ci si beve al più al più, qualche bicchier d'acqua inzuccherata; ma infine, i lumi ci vogliono, e il pianoforte richiede ogni settimana l'accordatore. Notate anche la cortesia del ministro, che ascolta le lagnanze del sottoprefetto intorno alla ristrettezza del quartierino e si dispone a concedergli l'uso di tutto il secondo piano, relegando gli uffici della sottoprefettura al primo, donde il ricevitore del registro dovr
Ma come fare? Il tempo stringeva. E conveniva ripulire il teatro, farvi trasportare un pianoforte, trovare un maestro accompagnatore, destinare qualche galantuomo alla sopraintendenza della cassetta; e il mezzogiorno non era discosto, ed io mi sentiva gi
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