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Aggiornato: 19 giugno 2025
PRUDENZIO. Bonum est quod ego, bono è ch'io vada sino alla Eccellenzia della Magnificenzia del reverendo illustrissimo mio unico perpetuo domino colendissimo del Monsignor mio; e partim andarò sino al barbitonsore. Non odi, villico, stabulatio, Malfatto? CURZIO. Stiamo a udire che dice. PRUDENZIO. Famulo, non odi? Vien qui, ché te voglio parlare. MALFATTO. Che volete?
Possedette le anime. Ed ella non chiedeva altro bene. Ne mangiò, ne gustò, a migliaia, a milioni, novella Santa Caterina da Siena. Trovò in esse il preziosissimo sapore che la metteva in perpetuo stato di ebbrezza spirituale. Ciascuna fu per lei il tesoro da scoprire con simpatia e meraviglia sempre fresca, benedicendo il Signore.
ATTILIO. O che crudel ricordo, ch'io viva! vuoi che resti vivo, per vedermi vivere d'un perpetuo morire? a chi non può scampar in modo alcuno, gli è assai men grave il morire. La morte è un dolce porto de' miseri, a niuno è chiuso, raccoglie tutti; e vuoi che resti in casa mia?
La morte! altro non mi resta che la morte! Oh! non fossi io nata mai! Spegniti, luce mia, spegniti in perpetuo. Muori, muori sepolta nella notte e nell'orrore! No, non ha misericordia Iddio. Ahi me misera! misera! O Dio, ne assisti! Non voler, no, entrare, o Dio, in giudizio contra la povera tua creatura.
Nella Narcisa, che è un romanzo o poemetto di soli quattro brevissimi canti in terza rima, veggonsi infatti affastellate tante immagini di color nero che può parere un mortorio perpetuo. L'argomento del romanzo è la storia della morte di Narcisa e della sepoltura negatale a Montpellier: storia che tutti i nostri lettori avranno letta nella terza delle Notti di Odoardo Young.
Ma i maestri di convento, in mano de' quali stava allora la somma dell'educazione giovanile, avevano messa in capo al Santillana, del pari che a tutti i loro discepoli, una falsa e stramba idea della poesia: come se, incapace di poter dire splendidamente il vero, ella consistesse in un tessuto perpetuo di misteri, di allegorie e di spiattellate sentenze morali.
Tutto era perduto!... Io conoscevo troppo gli scrupoli di mio zio per poter dubitare un solo istante della sua risoluzione. Certo egli mi condannava all'esilio perpetuo per salvarmi dai pericoli, e per non portare sulla coscienza il rimorso d'aver contribuito a facilitare un amore colpevole.
Si rileva da qui che la grazia volevasi in perpetuo e per tutte le famiglie dei sanitarî, degli ecclesiastici e degli inservienti: privilegio che non aveva esempio nel genere. S. Eminenza esaminò la cosa e concesse¹²⁹ ma S. Maest
Marziale gli ha dedicato i mirabili versi: Narnia sulphureo quam gurgite candidus amnis Circuit, ancipiti vix adeunda jugo; Quid tam saepe meum nobis abducere Quintum Te juvat, et lenta detinuisse mora? Quid Nomentani causam mihi perdis agelli Propter vicinum qui pretiosus erat? Sed jam parce mihi nec abutere, Narnia, Quinto; Perpetuo liceat sic tibi ponte frui.
Or vadano i suoi ministri, e quelli in particolare, se vivi fossero, che, giá tempo, tante volte hanno consigliato affittare ad ebrei o ad altri partitanti battiture d'un tanto di monete di lega peggiore del consueto, allettandosi il principe con l'offerta che faceva il partitante di qualche migliaio di doppie al suo erario; o quelli che hanno indotto il principe stesso a far batter in proprio conto, additandogli il profitto ch'era per trarne su la liga del metallo: e scandaglino bene se l'utile, si può dir momentaneo, che ne trassero per una volta sola que' principi, che allora vivevano, sia paragonabile al danno che n'hanno ricevuto in perpetuo nelle loro entrate.
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