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Aggiornato: 2 maggio 2025
D'altra parte, la maraviglia o, piú veramente, l'idolatria de' tempi per la novitá dell'erudizione solleticava a lui l'ambizioncella, e persuadevalo ad ostentare in qualche modo il catalogo de' tanti libri ch'egli aveva letti. Non è dunque strano che il marchese cedesse alla corrente. Del resto, alcune brevi canzoncine del Santillana fanno fede ch'egli avesse un cuore non del tutto prosaico.
L'erudizione, secondo la moda del secolo, venne a mischiarsi tanto con la poesia del De Mena, ch'egli, somigliante in ciò al Santillana ed agli altri, intarsiava ogni tratto, anche nelle canzoni amorose, allusioni e concetti eruditi; per modo che, parlando della passione d'amore, pareva che non l'avesse sentita mai. Ed aveva pur letto e riletto il Canzoniere del Petrarca!
Ma i maestri di convento, in mano de' quali stava allora la somma dell'educazione giovanile, avevano messa in capo al Santillana, del pari che a tutti i loro discepoli, una falsa e stramba idea della poesia: come se, incapace di poter dire splendidamente il vero, ella consistesse in un tessuto perpetuo di misteri, di allegorie e di spiattellate sentenze morali.
Chiari penetrò in Sicilia, non giungendo peraltro a scalzare nè il Telemaco di Fénelon nè il Belisario di Marmontel, nè il Diavolo zoppo e molto meno il Gil Blas di Santillana di Le Sage, che con i Viaggi del Cap. Gulliver dello Swift ed i Viaggi di Enrico Wanton del veneziano Sceriman tenevano il posto d’onore.
Molti de' grandi, che gli avrebbero non mal volentieri tolto lo scettro, cosí sconveniente alla sua mano, si unirono intorno a lui per forza di simpatia poetica, e, verseggiatori anch'essi, prestarono aiuto al re verseggiatore. Scriveva «coplas» il contestabile don Alvaro, e «coplas» scrivevano il duca d'Arjona e don Enrico de Villena e 'l marchese di Santillana e cento altri eccelsi magnati.
Esente dalla comune febbre letteraria, l'invidia, il Santillana, venuto in cognizione d'un altro ingegno che viveva nella oscuritá, gli corse incontro spontaneo, lo trasse alla corte del re Giovanni secondo e lo protesse con sincera e costante amicizia. Questi fu Giovanni de Mena, la di cui facoltá poetica, ad onta d'una eccessiva stravaganza di fantasia, è superiore a quella del Santillana.
Che se il Santillana non avesse sdegnato di uniformarsi all'indole ed allo spirito di que' romanzi, gli sarebbe riuscito di dare una veste piú poetica all'intendimento patriottico, col quale scrisse El doctrinal de privados.
Se non che, questa lode è un nulla a paragone dell'altra, che è meritata dal marchese di Santillana per una virtú piú rara e piú cospicua della virtú letteraria; e davvero sarebbe scortesia il non accennarla.
Parola Del Giorno
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