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Aggiornato: 27 giugno 2025
Costanza cara, io che fui cagion della tua rapina, son libero, e tu, per venir al mio comando, sei schiava. Oh, quanto la meritarei io la servitú che per me tu hai patito! PEDOLITRO. Voi piangete la viva, come fusse morta. PARDO. Come viva? PEDOLITRO. Come la stimate voi morta? se non è morta fra duo mesi, che son di lá partito, ella è piú viva e piú gagliarda che mai. PARDO. Ti fai beffe di me.
Scornato e vergognoso della rotta che i soldati del Trivulzio avevan patito, sgomentato del numero e del valore dei ribelli lombardi che trovavansi in Reggio, e maledicendo la propria fortuna la quale avealo messo al posto del Lautrec nel momento più pericoloso, si pose in quel dì stesso in viaggio per Milano.
Avrebbe di nuovo patito tutto ciò volentieri; tutto, fuorchè il tormento vano dell'attesa. Attingeva una forza di pazienza ostinata dalla violenza stessa, continua, del suo desiderio. E aspettava."
SPEZIALE. Che consigli io ho dato contro te? dove ti conobbi mai? ho detto di sua moglie, non di te. SANTINA. Io son sua moglie. SPEZIALE. Che sapevo io che tu eri sua moglie? certo, che è assai piú di quello che lui n'ha raccontato. Un'altra volta oggi in questa maladetta casa ho patito disgrazie e ne son stato maltrattato!
Aver nel viaggio così lungo patito molto e con un dispendio sopragrande, su di che si raccomandano alla somma benignit
Solo produsse innumerevoli danni, e s'egli non fosse venuto governatore tra noi, è probabile che i nostri sventurati padri non avrebber patito così atroce flagello; pure un senso di giustizia ci costringe a domandare: se ne dovette esser sua la responsabilit
«Ed io ho studiato tanto, senza sapere tutto ciò? Povero uomo, suda sui libri, rapisci i segreti alla terra ed al cielo! Ma che dico io di libri? E l'esperienza dolorosa del passato! Mio povero cuore, viscere smemorato che sei, o non ti valse a nulla aver patito gli aspri tormenti una volta? Tu sei ricaduto stupidamente nell'inganno; hai soffocato nel tuo profondo il primo suono di quella corda gi
Ma niuna altra cagione me ne caverá fuori, né figli né padri né anco per me stesso. Mai parea che finisse il viaggio, sempre ne restava a far piú del fatto. Le gambe ne han patito la penitenza. Mi vedo gionto a casa e nol posso credere, né men che sia vivo, ma che qui sia gionto lo spirito mio. Ma chi è costui che vien in qua? certo è Pardo, mio antico amico. O, ben, che ho da trattar con lui.
Concettella era stata amata, aveva amato, aveva patito moltissimo, ma era caduta pura nelle braccia del prete. Ella aveva rotolato a traverso tante avventure, malori, sofferenze, ma il suo candore muliebre non si era incespato all'onta. La sua immaginazione più che il suo cuore si era esaltata nella brama di sposare Filippo, nel suo giuramento di fede eterna a Gabriele.
GUGLIELMO. Eh, fratello, ho patito tanti disaggi che volendoli raccontare mi moverei a compassione; ma perché son qua salvo, son pronto e volontaroso adoprarmi ne' vostri servizi piú che mai. PANDOLFO. Ed io prontissimo ubbidir a tutto quello che mi viene commandato da voi. Ma dove è Eugenio mio figliolo? GUGLIELMO. Sará qui fra poco, ché l'ho inviato a chiamare. Eccolo che viene.
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