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Aggiornato: 8 giugno 2025


Tacqui, in quel giorno; e nei giorni che seguirono, pur ricadendo più volte nella stessa confusa agitazione di ravvedimenti e di propositi e di sogni vaghi, non osai parlare: "Per tornare a lei, tu devi abbandonare le cose in cui ti compiaci, la donna che ti corrompe. Ne avrai la forza?" Io rispondevo a me stesso: "Chi sa!" E aspettavo di giorno in giorno questa forza che non veniva; aspettavo di giorno in giorno un evento (non sapevo quale) che provocasse la mia risoluzione, che me la rendesse inevitabile. E m'indugiavo a imaginare, a sognare la nostra vita nuova, la lenta rifioritura del nostro amore legittimo, il sapore strano di certe sensazioni rinnovate. "Noi andremmo dunque laggiù, a Villalilla, nella casa che conserva le nostre più belle memorie; e saremmo noi due soltanto, perchè lasceremmo Maria e Natalia con mia madre alla Badiola. E la stagione sarebbe mite; e la convalescente si appoggerebbe sempre al mio braccio, pei sentieri conosciuti, dove ogni nostro passo risveglierebbe una memoria. Ed io vedrei di tratto in tratto sul suo pallore diffondersi qualche lieve fiamma subitanea; ed ambedue saremmo, l'uno verso l'altra, un poco timidi; sembreremmo qualche volta pensierosi; eviteremmo qualche volta di guardarci negli occhi. Perchè? E un giorno, sentendo più forte la suggestione dei luoghi, io ardirei parlarle delle nostre più folli ebrezze di quei primi tempi. Ti ricordi? Ti ricordi? Ti ricordi? E a poco a poco ambedue sentiremmo in noi il turbamento crescere, divenire insostenibile; e ambedue, nel tempo medesimo, perdutamente, ci stringeremmo, ci baceremmo in bocca, crederemmo venir meno. Ella, ella verrebbe meno; e io la sosterrei nelle mie braccia chiamandola con nomi suggeriti da una tenerezza suprema. Ella riaprirebbe gli occhi, leverebbe tutto il velo del suo sguardo, fisserebbe un istante su me la sua stessa anima; mi parrebbe trasfigurata. E così saremmo ripresi dall'antico ardore, rientreremmo nella grande illusione. Ambedue saremmo tenuti da un pensiero unico, assiduo; saremmo agitati da un'ansiet

E se in furor si volge? è breve il passo. Mal si resiste a una cittá; supponi ch'io co' miei forti cada; in tua difesa chi resta allora? NER. È ver... Ma, il ceder pure parrebbe... TIGEL. Or credi a me: periglio grave non far di lieve: il sol tuo aspetto forse può dissiparli appieno. NER. ... Io di costei rimango a guardia.

BALIA. Ma perché perdete ora il tempo in parole, che potreste piú utilmente spenderlo per la vita di vostra figliuola? ché dubito che non siate prevenuto da lei, che, per scampar presto dalle miserie che gli sovrastano, vuol con la morte por fine alla sua favola. ARREOTIMO. Che ti parrebbe di fare?

Siamo alla vecchia frottola, nome che parrebbe non doversi intendere come canzone piuttosto volgare, ma in significato diverso stando almeno all’uso che se ne facevano. Un diarista, annunziando la funzione, scriveva: «12 luglio 1779.

Ond'elli avvien ch'un medesimo legno, secondo specie, meglio e peggio frutta; e voi nascete con diverso ingegno. Se fosse a punto la cera dedutta e fosse il cielo in sua virtu` supprema, la luce del suggel parrebbe tutta; ma la natura la da` sempre scema, similemente operando a l'artista ch'a l'abito de l'arte ha man che trema.

E pensare che in questo arnese, proprio in questo medesimo arnese, il Venerdì Santo, i cappellani delle parrocchie si facevano condurre alla Cattedrale a prendere l’olio santo per la Estrema Unzione da somministrare ai moribondi durante l’anno!... Costume, questo, che parrebbe stato introdotto nella Settimana Santa del 1777 per rispetto all’altro, pietoso, di non andare in carrozza per la citt

Lo trovo registrato più d'una volta nelle memorie di zecca, che gli danno il peso di k. 3 1/2, e dalle quali parrebbe che si fosse effettivamente battuto.

e come ambo le luci mi dipinse il quale e il quanto de la viva stella che la` su` vince come qua giu` vinse, per entro il cielo scese una facella, formata in cerchio a guisa di corona, e cinsela e girossi intorno ad ella. Qualunque melodia piu` dolce suona qua giu` e piu` a se' l'anima tira, parrebbe nube che squarciata tona,

e la percossa pianta tanto puote, che de la sua virtute l'aura impregna, e quella poi, girando, intorno scuote; e l'altra terra, secondo ch'e` degna per se' e per suo ciel, concepe e figlia di diverse virtu` diverse legna. Non parrebbe di la` poi maraviglia, udito questo, quando alcuna pianta sanza seme palese vi s'appiglia.

Ma noi abbiamo Erotico piú ricco e nobile e d'altri costumi: e vi fa la medesima offerta. PARDO. Che faresti tu, se fusse tua figlia? TRINCA. Se fosse voi? PARDO. Fa' conto che ci sei: consigliami. TRINCA. Non per consigliarvi, ma essendo nell'esser vostro, questo partito mi parrebbe tanto buono, che non potrei dir di no.

Parola Del Giorno

s'alceste

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