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Ond'elli avvien ch'un medesimo legno, secondo specie, meglio e peggio frutta; e voi nascete con diverso ingegno. Se fosse a punto la cera dedutta e fosse il cielo in sua virtu` supprema, la luce del suggel parrebbe tutta; ma la natura la da` sempre scema, similemente operando a l'artista ch'a l'abito de l'arte ha man che trema.

l’un de li quali, ancor non è molt’ anni, rupp’ io per un che dentro v’annegava: e questo sia suggel ch’ogn’ omo sganni. Fuor de la bocca a ciascun soperchiava d’un peccator li piedi e de le gambe infino al grosso, e l’altro dentro stava. Le piante erano a tutti accese intrambe; per che forte guizzavan le giunte, che spezzate averien ritorte e strambe.

l’un de li quali, ancor non è molt’ anni, rupp’ io per un che dentro v’annegava: e questo sia suggel ch’ogn’ omo sganni. Fuor de la bocca a ciascun soperchiava d’un peccator li piedi e de le gambe infino al grosso, e l’altro dentro stava. Le piante erano a tutti accese intrambe; per che forte guizzavan le giunte, che spezzate averien ritorte e strambe.

Ond’ elli avvien ch’un medesimo legno, secondo specie, meglio e peggio frutta; e voi nascete con diverso ingegno. Se fosse a punto la cera dedutta e fosse il cielo in sua virtù supprema, la luce del suggel parrebbe tutta; ma la natura la d

L’anima veglia e prega: e su la vita informe che nel mio grembo dorme si piega. Io sembro inerte. E pure son come zolla al sole. S’aprono in me viole oscure di sogni, ardenti flore d’un incantato maggio. Porto io forse un messaggio d’amore?... Di pace un senso pio per ogni vena io sento. Sono io forse strumento di Dio?... La Sfinge dolorosa sul tuo mortal destino come suggel divino si posa;

Duo carissimi spiriti celesti Meco sempre su te stanno vegliando, Cui pochi giorni tu per prole avesti, Poi ratti a Dio volaron giubilando: Nostra gara è scostare i funesti Dal tuo materno aspetto venerando: Una di nostre gioie è sul tuo viso Certo mirar suggel di Paradiso.

l'un de li quali, ancor non e` molt'anni, rupp'io per un che dentro v'annegava: e questo sia suggel ch'ogn'omo sganni. Fuor de la bocca a ciascun soperchiava d'un peccator li piedi e de le gambe infino al grosso, e l'altro dentro stava. Le piante erano a tutti accese intrambe; per che si` forte guizzavan le giunte, che spezzate averien ritorte e strambe.

l'un de li quali, ancor non e` molt'anni, rupp'io per un che dentro v'annegava: e questo sia suggel ch'ogn'omo sganni. Fuor de la bocca a ciascun soperchiava d'un peccator li piedi e de le gambe infino al grosso, e l'altro dentro stava. Le piante erano a tutti accese intrambe; per che si` forte guizzavan le giunte, che spezzate averien ritorte e strambe.

Ond’ elli avvien ch’un medesimo legno, secondo specie, meglio e peggio frutta; e voi nascete con diverso ingegno. Se fosse a punto la cera dedutta e fosse il cielo in sua virtù supprema, la luce del suggel parrebbe tutta; ma la natura la d

Ond'elli avvien ch'un medesimo legno, secondo specie, meglio e peggio frutta; e voi nascete con diverso ingegno. Se fosse a punto la cera dedutta e fosse il cielo in sua virtu` supprema, la luce del suggel parrebbe tutta; ma la natura la da` sempre scema, similemente operando a l'artista ch'a l'abito de l'arte ha man che trema.