Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 20 giugno 2025
ESSANDRO. Che isconsigliato consiglio fu quello che tu mi desti! PANURGO. Chi avesse potuto pensare che avessero voluto venir cosí presto? ESSANDRO. Aiutami, ch'io moro! PANURGO. A che voleti che vi aiuti, a dolervi? ESSANDRO. Oimè! PANURGO. Oimè! MORFEO. Oimè! ESSANDRO. Oimè, che mi moro di dolore! PANURGO. Oimè, che mi moro di dolore! MORFEO. Oimè, che mi moro di fame!
NARTICOFORO. Igitur, ergo, dunque col mio solo figliuolo si potevano far queste nozze? PANURGO. Voi non sapete che voglia inferire? NARTICOFORO. Nol posso ariolare, se non lo dite prima. PANURGO. Dico che mi dispiace che siate venuto in Napoli, non potendosi piú effettuare questo matrimonio. NARTICOFORO. La cagione?
ESSANDRO. So che, disponendoti d'aiutarmi, posso promettermi dal tuo ingegno quanto desidero. PANURGO. Pensi che sieno finite le stampe di quei Davi e Sosi e di quei Pseudoli delle antiche comedie? Or stammi di buona voglia. ESSANDRO. Andiamo a casa tua, che vo' vestirmi da maschio, ché oggi la vo' finir con Cleria: tentar prima l'animo suo e palesarle il tutto, poi seguane quel che si voglia.
PANURGO. Confesso esser vero quanto dite; ma quello che è fatto, non è stato comandato dal mio padrone? conviene al servo far ciò che gli comanda il suo padrone. GERASTO. Conviene ad un uomo da bene non dispiacere ad alcuno per far piacere ad un altro. PANURGO. Lece al servo far ciò che vuole il padrone. GERASTO. Questo servo ne pagherá la penitenza.
NARTICOFORO. Ben, come si sta galante uomo? PANURGO. Si sta in piedi. NARTICOFORO. Sei o non sei tu? sei uno o sei alcuno? PANURGO. Io non son io né mi curo esser io, né vorrei che alcuno fusse me. GERASTO. Mira che faccia di avorio! mira che volto! PANURGO. Mi par che con questo volto possa star dinanzi ad ogni grande uomo.
Mi disse iersera che all'alba me l'arebbe recate, e omai è ora di pranso e non lo veggio comparire; e mi fará partir per Salerno molto tardi. Andrò in sua bottega. Chi vuol, vada. ESSANDRO, Panurgo. ESSANDRO. Sí che, di grazia, narrami l'inganno che hai tu pensato per disturbar questo matrimonio. PANURGO. È tanto a proposito e grazioso che mi muoio delle risa pensandovi.
PANURGO. Purché il padrone sia ben servito, soffrirò ogni cosa con pazienza. GERASTO. Serai appiccato come meriti. PANURGO. Viverò almeno eterno. GERASTO. Purché il boia ti scavezzi il collo, io non mi curo che vivi eterno. PANURGO. Di questa morte molto me ne glorio e vanto. GERASTO. Te ne vanterai nell'inferno fra gli dannati tuoi pari.
ALESSIO. M'uccidi tardando tanto a dirmi che vogli. PANURGO. Essandro vi prega, straprega e scongiura che l'accommodiate per un giorno d'una veste da dottore. ALESSIO. A che vuole egli servirsene? PANURGO. Lo saprete poi: non lo dico adesso per non dar fastidio a questi che stan qui, che l'hanno inteso un'altra volta.
PANURGO. È scemo di cervello. Venendo da Roma, lo trovai nell'osteria; e ragionando come si suole, dicendogli che veniva in casa di un medico famoso, mi pregò che l'introducesse a voi che lo guarissi d'una infirmitá che patisce, non so se umor maninconico o discenso lunatico.
PANURGO. Ed è possibile che siate cosí povero di partiti che non sappiate trovar rimedio al vostro male? ESSANDRO. Se non ho l'animo meco, come posso trovarlo?
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca