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Aggiornato: 3 luglio 2025
Or mentre ho lingua e ingegno state sicuro. DON FLAMINIO. Comincio a respirare. PANIMBOLO. Ma mentre parlo rivocate voi stesso in voi stesso. DON FLAMINIO. O dolor o rabbia che tu sei, fa' tanta tregua con me fin che ordisca qualche garbuglio, e poi tormentami e uccidimi come a te piace. Ma dimmi, hai pensato alcuna cosa?
PANIMBOLO. Che Carizia non stava di voglia, che raggionava con la madre, che ci era il padre, che venne la zia, che sopraggionse la fantesca, che come ará l'agio parlará, fará, e cose simili. Ben sapete che è un furfante e che, per esser pasteggiato e pasciuto da voi di buoni bocconi, pasce voi di bugie e di vane speranze.
DON FLAMINIO. Io ben conosco ch'è un bugiardo: pur sento da lui qualche rifrigerio e conforto. PANIMBOLO. Scarso conforto e infelice refrigerio è il vostro. DON FLAMINIO. Ad un povero e bisognoso come io, ogni piccola cosa è grande. PANIMBOLO. Anzi a voi, essendo di spirito cosí eccelso e ardente, ogni gran cosa vi devrebbe parer poca.
PANIMBOLO. Cosí son sicuro io che don Ignazio sta innamorato d'altra come son vivo. Ma come ch'egli è d'ingegno vivace e pronto, imaginatosi la fraude, rispose in cotal modo. DON FLAMINIO. Mi doglio del tuo mal preso consiglio.
Ma prima che morisse, desiderarei restituir l'onor che l'ho tolto, e scoprir l'inganno che l'ho fatto. PANIMBOLO. Ecco il vostro fratello che viene a voi. DON FLAMINIO. Don Ignazio ché al tradimento che v'ho fatto, non son degno d'esservi né di chiamarvi fratello, vengo a voi ad accusar il mio fallo: io son quello iniquo che avanzo d'iniquitá tutti gli uomini.
PANIMBOLO. Come può starne invaghito e morto s'ella è brutta come una simia? né credo che la torrebbe per centomila; ed essendo egli di feroce e magnanimo spirito, poco si curarebbe di diecimila ducati, ché se li gioca in mez'ora.
PANIMBOLO. Gli animi delle donne sono volubili: con nuovi benefici cancellaremo la vecchia ingiuria. DON FLAMINIO. L'atto è pieno di speranza e di paura: non so a qual appigliarmi. Perché essendomi forzato mentre son vissuto di non macchiar la mia vita con alcuna poco men che onesta azione, or facendo un cosí gran tradimento, con che faccia comparirò piú mai fra cavalieri onorati?
PANIMBOLO. A te ho detto quanto bisogna far per non esser appiccato. LECCARDO. A tutti doi voi io lo posso insegnare. DON FLAMINIO. Che dici eh, Leccardo mio? LECCARDO. Che volete che dica? tanti presenti, tante carezze, tante promesse farebbono pormi ad altro pericolo di questo; ma lassami retirar in consiglio secreto. Leccardo, consiglia un poco te stesso: sei in un gran passo.
Ahi, che mai l'ho desiata come adesso! ché «mai si conosce il bene se non quando si perde». Io non basto né posso vivere: se non m'ucciderá il dolore, m'ucciderò con le mie mani. PANIMBOLO. Padrone, voi sète bene avezzo a' casi dell'una e l'altra fortuna.
Parola Del Giorno
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