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Aggiornato: 3 luglio 2025
DON IGNAZIO giovane innamorato SIMBOLO suo camariero DON FLAMINIO giovane suo fratello PANIMBOLO suo camariero LECCARDO parasito MARTEBELLONIO capitano ANGIOLA vecchia CARIZIA giovane EUFRANONE vecchio POLISSENA sua moglie CHIARETTA fantesca AVANZINO servo Birri DON RODERIGO viceré della provincia. Il luogo dove si rappresenta la favola è Salerno. DON IGNAZIO giovane, SIMBOLO suo cameriero.
DON FLAMINIO. Io non mi dispero della vittoria. PANIMBOLO. Andiamo al fratello, acciò non prenda suspetto di noi e gli ordini presi non si disordenino. DON FLAMINIO. Andiamo. EUFRANONE solo.
Ho cosí deliberato; e le cose deliberate si denno subbito esseguire. SIMBOLO Ecco don Flaminio vostro fratello. DON IGNAZIO. Presto presto, scampamo via, ché non mi veggia qui ed entri in sospetto di noi. SIMBOLO. Andiamo. DON FLAMINIO giovane, PANIMBOLO suo cameriero. DON FLAMINIO. Panimbolo, quando vedesti Leccardo, che ti disse?
PANIMBOLO. Il parasito Leccardo? state fresco, ché delle ventiquattro ore del giorno ne sta imbriaco o ne dorme piú di trenta. Vostro fratello tanto può star senza far l'amore quanto il cielo senza stelle o il mar senza tempesta.
PANIMBOLO. Chetatevi e abbiate pazienza. DON FLAMINIO. La pacienza è cibo o de santi o d'animi vili. PANIMBOLO. E voi amate senza goder al presente ciò né sperar al futuro. DON FLAMINIO. Almeno, se non ama me, non ama don Ignazio, e non la possedendo io non la possiede egli. Quella sua onestá quanto piú m'affligge piú m'innamora: io non posso odiar il suo odio, godo del suo disamore.
Mi lascia, e m'incontro con Panimbolo, il quale altresí mi dimandò di voi; e pregandolo mi dicesse che cosa chiedeva da voi, disse in secreto che don Flaminio aveva conchiuso col conte di Tricarico il matrimonio della figlia, e che vi vuol dare quarantamilla ducati purché foste andato a sposarla per questa sera.... DON IGNAZIO. Oimè, che pugnale è questo che mi spingi nel core?
PANIMBOLO. Cose belle a dire e grate all'orecchie ma non riuscibili; e nelle riuscibili non vorrei valermi di mezi cosí pericolosi. DON FLAMINIO. Mai si vinse periglio senza periglio.
DON FLAMINIO. Se ben è ardito ma pericoloso il consiglio e da spaventare ogni gran cuore, essendo disposto o di posseder Carizia o di morire, esseguiamolo: né vo' per una ignobil paura mancar a me stesso. PANIMBOLO. Sète risoluto? DON FLAMINIO. Risolutissimo.
PANIMBOLO. Voi altri innamorati volete sentire una risposta mille volte. DON FLAMINIO. Pur, che ti disse? PANIMBOLO. Quel che suol dir l'altre volte. DON FLAMINIO. Non puoi redirmelo? non vòi dar un gusto al tuo padrone? PANIMBOLO. Cose di vento. DON FLAMINIO. E udir cose di vento mi piace.
PANIMBOLO. Io non ho mai fatto cosa in vostro servigio che non avesse avuto desio di farne altro tanto. DON FLAMINIO. Io ho voluto rammemorargli e ringraziarti, acciò conoschi con che memoria gli serbo e che voglia ho di remeritargli.
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