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Aggiornato: 22 maggio 2025
<<Perche' conoschi>>, disse, <<quella scuola c'hai seguitata, e veggi sua dottrina come puo` seguitar la mia parola; e veggi vostra via da la divina distar cotanto, quanto si discorda da terra il ciel che piu` alto festina>>. Ond'io rispuosi lei: <<Non mi ricorda ch'i' straniasse me gia` mai da voi, ne' honne coscienza che rimorda>>.
«Perché conoschi», disse, «quella scuola c’hai seguitata, e veggi sua dottrina come può seguitar la mia parola; e veggi vostra via da la divina distar cotanto, quanto si discorda da terra il ciel che più alto festina». Ond’ io rispuosi lei: «Non mi ricorda ch’i’ stranïasse me gi
A me piace ben che tu sia venuta a casa della tua balia; ma l'esser veduta in questo abito è poco onore e a te e a me. LELIA. Oh sventurata! Costui m'ha conosciuta. Con chi parlate voi? Che Lelia! Io non son Lelia. GHERARDO. Oh! Poco fa, che noi t'inserrammo con Isabella mia figliuola, tuo padre ed io, non confessasti tu d'esser Lelia? e, poi, credi ch'io non ti conoschi, moglie mia?
<<Perche' conoschi>>, disse, <<quella scuola c'hai seguitata, e veggi sua dottrina come puo` seguitar la mia parola; e veggi vostra via da la divina distar cotanto, quanto si discorda da terra il ciel che piu` alto festina>>. Ond'io rispuosi lei: <<Non mi ricorda ch'i' straniasse me gia` mai da voi, ne' honne coscienza che rimorda>>.
CINTIA. Balia mia, se ti trovassi meco ti troveresti ingannata com'ella, ché non son buono né per te né per lei: che vuoi che ti dica piú? BALIA. O nemico delle cose belle, com'è possibile che non conoschi tanta bellezza: sei cieco, sei morto o non sei uomo? CINTIA. Proprio come hai detto. BALIA. Ché non drizzi ogni tuo pensiero verso lei? CINTIA. Io non ho pensiero da poterle drizzare.
Ma tu conosci me? TRASILOGO. Non io. LAMPRIDIO. Orsú, vo' che mi conoschi, perché vogliam fare questione insieme. TRASILOGO. Poiché io non conosco te né tu me, non accade far questione altrimente. LAMPRIDIO. Su, poni mano alla spada. TRASILOGO. Non la vo' ponere se non dove piace a me: vuoimene forzar tu? sei tu padrone delle mie mani? sto io con te che mi comandi?
«Perché conoschi», disse, «quella scuola c’hai seguitata, e veggi sua dottrina come può seguitar la mia parola; e veggi vostra via da la divina distar cotanto, quanto si discorda da terra il ciel che più alto festina». Ond’ io rispuosi lei: «Non mi ricorda ch’i’ stranïasse me gi
LAMPRIDIO. Forestiere, m'avete tolto in cambio, perché chiamate Lampridio un che si chiama Eugenio. FILASTORGO. Il nome e i panni t'arai potuto cambiare, ma l'effigie è quella istessa che avevi in casa mia. LAMPRIDIO. Tu sei troppo fastidioso: vuoi a forza ch'io ti conoschi non conoscendoti. FILASTORGO. Non conosci tu Filastorgo? LAMPRIDIO. Non ho inteso nominar tal nome giamai.
PIRINO. Queste tue medicine son troppo violenti per lo pericolo della vita, troppo nauseabonde per l'infamia e troppo amare per l'anima: e se ben la polvere del delitto mi accieca l'occhio della ragione, pur non son tanto cieco che non conoschi l'errore. FORCA. Perdo il tempo, mi vo' partire. PIRINO. Aspetta, férmati un poco. Ahi, traditora fortuna, a che mi conduci?
Te spalancheno le braccia Fin che nun hai bisogno e fin che ci hai; Ma si, Dio scampi, te ritrovi in guai, Te sbatteno, fio mio, la porta in faccia. Tu sei giovene ancora, e sta vitaccia Nu' la conoschi; ma quanno sarai Più granne, allora te n'accorgerai Si a sto monno c'è fonno o c'è mollaccia.
Parola Del Giorno
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