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Aggiornato: 31 maggio 2025
TRINCA. Ho detto marfus che vuol dire ubbriaco; ha detto che poco inanzi è intrato in una osteria nel viaggio, appresso Nola, e che ha bevuto molto bene, e che andava cadendo per la strada, e che appena or si potea reggere in piedi. PARDO. Come in quelle due parole ha potuto dir tanto? TRINCA. La lingua turchesca in poche parole dice cose assai. PARDO. Orsú, ha voluto burlar Pedolitro.
Con rapido atto ne aprì la canna, scotendo per terra le cartucce. Poi gettò l'arma a un uomo che accorreva con altri da una vicina osteria. Indi in due salti fu di nuovo davanti al tilbury. Alzò i bellissimi occhi su Nancy, e sollevando il cappello con quel gesto largo e affettato che gi
Guarda, gli disse, beone, di non fermarti a nessuna osteria.... E attento a non parlare a nessuno.... È il segreto di una povera donna.... Se tu cianciassi... sarebbe licenziata.... Aprì una cassetta, ben salda, che era sul dinanzi della carrozza, e mostrò a Domenico un sacchetto pieno di ducati. Questo per la donna.... Ho capito! ribattè Domenico con sufficienza. E i cavalli partirono.
Alle pareti erano appesi alcuni quadretti con iscrizioni del Corano in caratteri d'oro; nel mezzo della sala una tavola da osteria di villaggio e alcune seggiole rustiche; tutt'intorno materasse bianche, sulle quali buttammo i nostri cappelli.
Quell'uomo, ch'era un commissario di polizia, entrò scambiando un segno impercettibile con Giano. Sulla porta semischiusa si mostrarono le faccie laide dei birri papali. Ognuno comprese che cosa stava per accadere, e nella osteria non s'intese un respiro.
Il vetturale si arrestava ad ogni osteria, il cavallo non andava mai avanti, e arrivammo a Como dopo la partenza dei battelli a vapore. Essendo costretto di attendere l'indomani per continuare il viaggio, avrei potuto visitare la citt
Don Carmelo avea ritrovato parecchi vecchi amici che venivano a vederlo lavorare, non sapendo come meglio occupare il lor tempo; e, ogni volta, mandava a prendere un litro di vino dalla vicina osteria per ricambiare la stessa cortesia che qualcuno di loro gli usava la sera col
Oh, Gesummaria! che cos'è stato? Ah capisco, ora! soggiunse il povero oste, ricordandosi. Messer Giacomino.... Ah, maledetta lingua! Ma spero che non andrete più oltre.... Nella mia osteria!... E che dir
TEDESCO. Avere detto bene che stare un grande asene. CAPPIO. E tu arciasino ad aprire. TEDESCO. Mi patrone, che comandare Vostre Signorie? GIACOMINO. Tedesco mio, m'hai da fare un piacere di che non ti pentirai. TEDESCO. Eccomi a vostre piacere. GIACOMINO. Vien questa gentildonna con la sua balia ad alloggiar nella vostra osteria; vorrei che ti fosse raccomandata come la mia propria vita.
Noi ricorderemo certamente che fino da ventisei anni prima, in quella famosa osteria dei Tre Mori, disparsa adesso dal numero delle bettole, nella serata dell'improvvisa comparsa del Caprone stavano insieme due giovani, uno dei quali noto per il nome di Bruto, l'altro per quello di Catone, e che altri individui di animo cogitabondo e di fama dubbia si assidevano al medesimo desco. Or bene di quei personaggi non erano morti che il Topo e il Cacanastri, come gi
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