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C'erano laggiù tante cose che lo chiamavano: c'erano a que' tempi tante care visioni che passavano per le menti giovanili, e a Padova, nelle espansive nottate, trascorse coi compagni intorno ai tavoli di qualche osteria popolare, s'erano fatti a bassa voce, ma col sangue in tumulto, tanti bei progetti, inspirati dal più fervido e generoso entusiasmo!

Mezz'ora dopo, il signor Capo stava consumando la sua modesta colazione fra un treno e l'altro, in una piccola osteria, vicina al disco, quando precipitò nella stanzetta quel signore vestito di nero. Il suo aspetto era esilarante, luccicante: saltellava sulle piccole gambe. Ah, finalmente la ritrovo!

O almeno Albergo non fosse altro: del Leon d'oro o del Tigre d'argento, titoli che soli bastano a riempire lo stomaco sino all'indigestione. Ma osteria! oibò! si vede bene che sei un ex-Dittatore, proletario sino alle ugne.

Ma, ahimè, siccome è più che possibile che una Bice, o una Amina, o una Adele, siano fanciulle meno perfette di una Giovanna, di una Gregoria, o di una Anastasia, del pari accade che il più bel nome intitoli spesso la borgata meno simpatica, e, ciò che è più triste se vi arrivate a notte, una borgata senza osteria.

Cosenz dal suo canto fece occupare Osteria di Rezzato, casa Bassalini che sta a destra della strada bresciana a capo del sentiero di Tre Ponti, munendo i muri di feritoie, lasciando in riserva il primo battaglione. Così la difesa era ordinata col fronte a Castenedolo, la destra a Osteria di Rezzato, il Centro a Tre Ponti, la sinistra a Bettola-Ciliverghe.

Jay Gould partì, ma il terzo giorno essendosi presentato in una osteria, non trovò credito per il pranzo per l'alloggio: gli fu detto che il suo padrone aveva fallito tre volte ed era pieno di debiti per tutto il paese.

Il mite autunno non aveva peranco ceduto il posto al rigido inverno ed un bel sole temperato da freschi zeffiretti scendeva il limpido orizzonte in mezzo ad una nube di fuoco. Bastiano devoto all'abitudine dei calzolaj di considerare il lunedì secondo giorno di festa erasi portato alla vicina osteria e trincava allegramente il suo fiasco fra una partita e l'altra di tresette.

Alla osteria dell'Acqua ferrata, dove si prendono i muli per Rio freddo, tu troverai un ragazzo sordo e mutolo, che s'ingegna come stalliere; se gli dirai con garbo, e più sotto voce che potrai: su Monte Bove deserta è la via, forse avverr

Il ragazzo corse buon tratto su per una viuzza: quivi si fermò, e voltatosi dalla parte della osteria stese la destra col pugno; chiuso in atto di minaccia, come costumano le scimmie quando le piglia il dispetto: poi spiccò un salto, e via, a modo di capriolo, per la costa del monte Santo Elia, che dalla Ferrata mena a Rio Freddo.

Derval lo esaminò attentamente, e disse indignato a chi osava ingiuriare il poveretto: Largo, signori, concedetegli un po' di aria; quest'uomo è estenuato dalla fame. E siccome nessuno lo soccorreva, rivoltosi a tre giovanetti vicini: Animo, disse loro, aiutatemi a portare questo disgraziato nella vicina osteria; gli faremo ingoiare qualcosa.