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Aggiornato: 31 maggio 2025
Qualcuno osava una parola in difesa di Filippo, ma era peggio.... Come difenderlo? Figurarsi: permetteva che la sua mantenuta si facesse chiamare contessa Vagli; in tutti i negozii di Venezia, per contessa Vagli s'intendeva non gi
E l'amore in ciò che ha di più gentile e soave si rivelava a Roberto mentr'egli teneva stretta la mano di Maria e figgeva lo sguardo nel viso di lei, che non osava alzar gli occhi per tema di veder fuggire la sua felicit
Invano il giudice Ulisse Moscati chiudeva le orecchia alla voce interna, la quale insistente gli diceva: «tu getti via i passi». La voce tornava a sconfortarlo, e per la sua mente si avvolgevano pensieri simili a spettri, che in parte celino, e in parte palesino il minaccioso sembiante; nè egli osava interrogarli, e che si scuoprissero più palesemente aveva paura: tuttavolta, sciolto un grandissimo sospiro, e supplicato il cielo di uno sguardo, si avviò al palazzo Vaticano.
Così lo specialista era lasciato dormire, tanto più che Diana non osava nemmeno accennarvi nelle sue lettere ad Alberto; ma non per questo ell'era tranquilla, chè anzi la sua inquietudine cresceva d'ora in ora.
Il principe, vedendolo riflesso dagli specchi, non osava arrestarvi lo sguardo, e sempre in vederlo sentiva una stretta nel cuore, e la sua fronte si increspava di una ruga sinistra.
L'ex frate non parlava, e Celso, turbato da mille diversi pensieri, avrebbe pur voluto domandargli qualche cosa di più chiaro e di più certo sul caso di Damiano; ma non osava. Forse il Padre indovinò quella segreta angoscia, ma non mostrò d'accorgersene.
I viaggi lo stancarono: egli non osava dirlo, ma Ada gli lesse negli sguardi appannati la noia suprema di chi non vuole più vedere, perchè nulla potrebbe più rinnovargli la primavera nell'anima. Quindi il suo cuore generoso raddoppiò d'amore per quell'amante così infelice di non essere degno di lei. Una scena straziante galvanizzò ancora la loro passione.
Non osava parlare: guardava timidamente il suo vecchio compagno, e non gli reggeva l'anima di mettersi a mangiare. Finalmente il male si fece così violento che il pover'uomo si buttò attraverso il letto, gemendo: Ah, non ne posso più. Chiama qualcuno. Carlo uscì tutto tremante ed andò a bussare all'uscio della stanza vicina.
Eh! bisogna vederlo quel giovine, sì certo,» disse la zia; «bisogna vedere ciò che può dire a favor suo; fategli dire che venga.» Emilia osava credere appena a' propri orecchi. «No, no, restate, gli scriverò io stessa,» aggiunse la zia; e chiese carta e calamaio.
Mentre il dottore parlava alla mamma di crisi, di flogosi del sangue, di sovraeccitazione nervosa, di macchie epatiche, essa compiacevasi d'aver finito di soffrire. Strappata l'ultima illusione, non aveva che da aspettare che la ferita si rimarginasse da sè. Per chi l'aveva fatta soffrir tanto e inutilmente non rimaneva in lei più che una immensa compassione: a quella donna non osava nemmen discendere col pensiero. La figlia del colonello Polony, la contessina del Castelletto, la nipotina della donna, che aveva con un colpo di pugnale vendicata un'ingiuria, s'era avvilita fin troppo a credere che la sua felicit
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