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Aggiornato: 31 maggio 2025


Allontanai la lampada perchè la luce non la destasse, e mi assisi dinnanzi ad un tavolo. Una melanconia profonda mi prese in quell'ora e non so perchè io mi sentiva come impaurito; il mio avvenire, che è oggi questo povero presente, non mi sorrideva più come prima; io non osava più abbandonarmi come un tempo a quel confidente fantasticare che si alimenta di speranze e di promesse.

Che cosa, più nera della morte, mi si apparecchiava, ch'io non osava guardare in faccia?

Il suo occhio, abituandosi, cominciava a vederci a poco a poco, le tenebre sembravano diradarsi, ed egli non osava guardare il letto grandissimo, a dorature. Balbettò alcune parole, ma non sapeva dove mettersi: la Baby non era proprio alzata! Prenda una poltroncina, e venga qui, accanto a me!

Ma nessun rumore si fece udire, nessuna luce comparve, nessuno venne. Era stato un inganno. Restarono così, per del tempo. Egli non osava interrompere quel silenzio, non osava dire l'ultima parola. Tutto gli sembrava crollato, intorno, nella notte nera: e non poteva camminare fra le rovine. Pure, levando gli occhi, sentì che gli occhi di lei lo interrogavano desiderosi della fine.

Maria, Maria, il suo perdono, la sua amicizia! esclamava confortato. Neppure parlando a stesso osava darle del tu, tanto la vedeva in alto, sul piedestallo che avevale eretto con la sua ammirazione.

Ma tremava intanto; sulle labbra della donna un'altra domanda, trattenuta a forza. Poco prima, in camera di Roberta le era venuta alle mani una salvietta arrotolata quasi rabbiosamente, e largamente fradicia di sangue; testimonio orribile del male ricomparso. Non osava parlarne, sentendo che la sorella medèsima voleva tacerne, per paura, forse per disdegno di conforto. No.

Tutti gli invitati del palcoscenico si erano stretti intorno a lui: nessuno osava toccarlo con una mano, ma le spalle e i volti si premevano sul suo. L'umilt

Ormai osava tutto: e poi, fra le tante passioni sfrenate, si svegliava in lei l'amore materno. Quando si era posta in cuore una cosa nessuno avea potere per dissuaderla. Quel puro affetto, un bacio della sua bambina, la voce, il sorriso di lei, le sembrava avrebbero consolato, in tante angustie, il suo animo. Sarebbe stata la forte, la nuova distrazione, della quale sentiva il bisogno.

Infine Aminta mi fu riconoscente di avere precipitata questa spiegazione tanto temuta e così insperatamente gradevole. Dapprincipio il poveretto non osava quasi credere alle proprie orecchie: poi rimaneva interdetto: provava una terribile soggezione del suo successo. Passammo una gioconda, una deliziosa serata. Si fecero i più lieti pronostici e i più vari disegni per l'avvenire di Aminta.

Fausta non si accorgeva di nulla, lieta che la lasciassi interamente dedicata alla sua creaturina. Mia madre però osservava con sguardi inquieti il mio contegno, e non osava di interrogarmi, quasi avesse paura di veder confermati i sospetti che il mio silenzio, il pallore del mio volto, la cupezza della mia voce nelle brevi risposte che davo, le avevano fatto concepire.

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