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Aggiornato: 14 giugno 2025
La sconsolata vedova era tratta molto soavemente a casa di donna Luisa Cènci, la quale aveala preceduta insieme ad Olimpio; e con la sagace sollecitudine di cui le donne sole possiedono il tesoro, aveva gi
Orribile! Far morire un cristiano di fame, e senza sacramenti! L'anima di cotesto scellerato è come l'inferno, di cui non si trova mai il fondo. Olimpio, per ora non posso aiutarti: abbi pazienza, presto tornerò per te; adesso mi manca la chiave. E voi chi siete? Sono Marzio. Tu sei venuto a godere della mia agonìa? Io non ho mai tradito nessuno; sta' di buon animo... addio.
Luisa da femmina discreta tacque, attribuendo cotesto fastidio angoscioso alle commozioni passate; e confidò nel tempo, nelle sue cure, e nelle carezze dei figli per ricondurre la pace nello spirito agitato di lui. In quella medesima notte si partirono da Roma Marzio ed Olimpio provveduti di molta moneta di oro.
Egli guardò un cotal poco alla trista il biscazziere negli occhi, e gli rispose: Mi vennero dalle prese quando combattevamo per la fede. Per qual fede? riprese il biscazziere; perchè, salvo onore, mi pare che tu debba esserti trovato co' Turchi più spesso che con i Cristiani. E in quali mari hai tu combattuto, don Olimpio? Oh! In tanti mari... Pure, quali?
Mille, e mille fanno duemila. Ma sai, don Olimpio, osservò il biscazziere, che qui nel regno con duemila zecchini si compra un ducato? O come hai tu fatto a guadagnare tanti danari? Raccontaci un po' come gli hai tu acquistati. Era troppo diretta la botta perchè Olimpio non sapesse schermirsene.
Dopo brevi momenti di conforto riarse in Olimpio la rabbia della fame e della sete; come fiera si slanciò sul paniere, nè Marzio avrebbe potuto impedirlo s'egli non era ridotto in cotesto stato di debolezza. Marzio lo ammonì che se non faceva senno, scampato dal morire di fame lo avrebbe ucciso il cibo.
Ebbene; io non mi fido neanche di lui che tiene sempre le chiavi in mano, perchè anch'egli patisce del mestiere, e le mette più in opera per chiudere che per aprire. Olimpio quietati; ormai tu vedi che fin qui non ti ho tradito. Il minuto che passa è forse mallevadore del minuto che entra?
Io non vi farò mistero dello essere di questo ciociaro. Voi, lettori miei, avete potuto chiarirvi a prova come io non ami la maniera sospensiva del raccontare; però, continuando a procedere per la via piana vi dirò a un tratto che il ciociaro era Olimpio, e i quattro pietosi reggitori i lembi del lenzuolo erano suoi compagni, e complici dell'orribile incendio. E non crediate gi
Ma don Olimpio, osservava il biscazziere con una vocina agro-dolce, pensa mo che ti se' messo a giuocare un poco innanzi che suonasse l'ave maria della sera, e adesso mano a mano siamo all'ave maria della mattina; ogni minuto, che passa, parmi proprio di stare su la gratella di san Lorenzo.
Le sono cose da far piangere i sassi; e il biscazziere beveva a fior di labbro, e poi profferiva il boccale a Olimpio, che se ne andava in fondo senza prender fiato solite ingratitudini degli uomini: finchè hanno bisogno, ti fanno vedere Roma e toma; passata la festa levano l'alloro, e chi ha avuto ha avuto... Proprio così; ma!... Ed ora, che farai?
Parola Del Giorno
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