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Aggiornato: 15 maggio 2025


Oggi gran rumore nel palazzo, a cagione del primo ed unico tentativo di conquista amorosa, fatto da un cristiano del basso personale dell'ambasciata. Questo buon giovane, al quale cominciava a pesare, a quel che sembra, la vita diplomaticamente austera che si mena da quaranta giorni; avendo visto, non so di dove, una bella mora che passeggiava in un giardino, pensò (tutti hanno le loro debolezze) ch'essa non avrebbe potuto resistere alle attrattive della sua bella persona, e senza badare al pericolo s'insinuò per un buco del muro nel recinto vietato. Se, giunto in cospetto della ninfa, abbia fatto una dichiarazione d'amore od abbia tentato di sopprimere il preambolo, se la ninfa gli abbia prestato orecchio pietoso o sia fuggita strillando, non si sa, poichè tutto, in questo paese, è mistero. Si sa però che tutt'a un tratto sbucarono di dietro a un cespuglio quattro mori armati di pugnale, due dei quali gli si slanciarono contro da una parte e due dall'altra; e che il malcapitato seduttore o non sarebbe più uscito del giardino, o ne sarebbe uscito con qualche occhiello nelle reni, se non fosse comparso improvvisamente il caid Hamed-Ben Kasen Buhammei, il quale arrestò con un gesto imperioso i quattro cerberi, e diede modo al fuggitivo di riportare la pelle intatta al palazzo. La notizia dell'avvenimento si sparse, ci fu un sottosopra, il colpevole ricevette una solenne ammonizione in presenza di tutti e il Comandante, sempre spiritoso, gli fece per giunta un sermoncino che gli produsse un'impressione profonda. Che le donne degli altri, e particolarmente le donne dei mussulmani, bisogna lasciarle stare; che quando si è con un'ambasciata europea nel Marocco, bisogna far conto di non esser più un uomo; che nei paesi maomettani queste quistioni di donne finiscono facilmente in quistioni politiche; e che sarebbe una bella responsabilit

Sopra il limitare della porta, dirimpetto al banco dei giudici, ecco si presenta la faccia livida di mastro Alessandro; si soffermò alquanto, volse uno sguardo tenue sopra cotesta scena, e sembra, tuttochè boia, che qualche cosa sentisse, avvegnadio nel volersi abbottonare la sopravvesta vermiglia la mano gli saltasse da un occhiello all'altro senza poterne venire a capo: da cotesto indizio in fuori non si palesò altro in lui che desse ad argomentare commozione, e fu visto accostarsi impassibile alla paziente, guardarla fissa, e toccarle i polsi; ciò fatto, con quel suo cipiglio, che metteva il ribrezzo addosso agli stessi giudici, nonchè ai condannati, rivolto al Luciani favellò in questa sentenza: Illustrissimo, spieghiamoci chiaro; volete voi che la paziente confessi, o che muoia?

Chi suggerì di trasportare un occhiello, chi avrebbe voluto più largo il bavero alla marinara: ma tutto sommato, tutte si accordarono che il giovanotto valeva i suoi cinque soldi. Senza aspirare alla gloria di Apollo, il nostro Amedeo, non troppo alto ma ben piantato e saldo nei muscoli, largo e corazzato il petto di robustezza, era quel che si dice un bel barcaiolo.

Una catenella d'oro a quattro file gli usciva da un occhiello del panciotto, la quale sosteneva parecchi ciondoli, gingilli ed altri picchiapetti, scendendo con una gran curva ad affondarsi nel taschino, dove era raccomandata all'anello di un orologio che il nostro Arturo faceva spesso vedere, col pretesto di guardar l'ora.

Giunsi all'albergo senz'aver rapito nessuna toledana, ciò che poteva avere qualcosa di spiacevole; ma anche senz'essermi fatto fare nessun occhiello nel ventre, ciò che senza dubbio aveva qualcosa di consolante.

L'oste, il sor Fabrizio, un ometto rossiccio con una piccola virgola al posto della barba, che porta gli anellini d'oro negli orecchi, non osa rifiutar mai nulla ai signori pubblicisti che gli possono restituire il cento per uno: e se due buoni amici della stampa desiderano, come nel caso nostro, farsi un occhiello nel ventre senza molto rumore, offre dietro un modesto compenso il suo salone, purchè si faccia presto e si conservi il segreto.

Tutto ciò vide la signora Marianna, e l'esame tornò favorevole allo sconosciuto. Tra l'altre cose che ella vide sbirciando (che cosa non vede una donna in un batter di ciglia?) era notevole un anello d'oro massiccio al pollice della mano destra, che egli teneva superbamente appoggiata al petto, tra un occhiello e l'altro della giubba. Un anello al pollice; che stranezza! E non era il solo gingillo dello sconosciuto; perchè i petti del soprabito non salivano tanto, tanto scendevano i peli della sua barba, che non lasciassero scorgere i capi d'un fazzoletto di seta, raffermati da una spilla su cui era incastonato un topazio. Capperi! E forse, anzi senza il forse, sotto quel soprabito c'era il suo bravo orologio, con tanto di catenella d'oro. Insomma, quello era un uomo per la quale, da svegliare la curiosit

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