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Lo trasportarono nell'ospedale dei pazzi dove un giorno, per ammazzare l'ozio, non potendo impiccare altri, impiccò se stesso alle inferrate della stanza. Oh! si fosse impiccata con lui tutta la generazione dei Vicarii criminali.

Giacente nell'ospedale sul letto del dolore, non consolato da congiunti, o da amici, in sollievo delle sue sofferenze finchè il giorno durava leggeva assiduo i romanzi di cavalleria, massime l'Amadigi delle Gallie, e insieme ai romanzi le vite, o piuttosto le leggende dei santi, di Cristo, e di Maria; durante la notte sognava, ed anco ad occhi aperti vedeva, battaglie stragrandi di angioli e di demoni, giganti immani terribili dragoni strascinati in omaggio ai piedi della Beata Vergine; lo pungeva cocente emulazione per Domenico Guzman anch'esso dalla Chiesa convertito in santo; mirava superarlo debellando gli eretici con isterminati colpi di spada, e con colpi non meno sterminati di devozione; sarebbe ito a Gerusalemme, nelle parti più lontane del mondo a vincere anime a Cristo, anzi sceso dentro lo inferno a sfidare a duello Lucifero, abbatterlo, e mandarlo in dono alla donna dei suoi pensieri Maria: sue armi, daga e vangelo, o piuttosto le miserabili scritture con le quali monaci ignoranti contaminavano questo libro santissimo: così travagliandosi dopo molto stento potè levarsi ranchettando da letto e corse in furia a Monserrato, dove fece la veglia delle armi, ch'era una cerimonia di notti passate nella veglia, nel digiuno, e nella orazione ond'essere creato cavaliere della Santa Maria Vergine: per colmo dello staio si dilettava di comporre versi; io non l'ho letta, ma dicono, che ci avanza di lui una romanza sopra San Pietro, che basterebbe sola come certificato di pazzia per ischiudere le porte del manicomio ad ogni fedele cristiano.

Nella sala «Ramaglia», al buon sole che v'entrava pe' larghi finestroni, le ricoverate nell'ospedale chiacchieravano. Delle frasi allegre correvano di letto in letto fino in fondo allo stanzone, ove, presso alla bella porta di marmo e accanto a una tavola coperta da un tappeto verdognolo, una suora preparava filacce. Seduto alla medesima tavola l'impiegato delle entrate ricopiava in un quaderno le prescrizioni farmaceutiche. Era l'ora della visita. I parenti delle ricoverate arrivavano a gruppi, continuamente, e si sparpagliavano intorno a' letti e subito vi si andavano a sedere accapo o nel corsello tra muro e letto, o rimanevano davanti ad essi, impiedi, con l'aria triste e meravigliata delle persone di buona salute che si trovano al cospetto d'un qualche loro caro diventato l

Nel maggio del 1849, quando venni trasportato a Volterra, mi furono cortesi di offerirmi di logorare la mia vita a scelta; o nel maschio, dimora del Conte Felicini di scellerata memoria, o nell'ospedale dei condannati: scelsi l'ospedale.

L'assicurarono con giuramento. Allora pianse: poi domandò del marito, e le dissero, con pietosa menzogna, giacersi malconcio assai della persona nell'ospedale, ma non senza speranza di guarigione.

Il perverso settario di Lojola era pervenuto ad eludere la vigilanza dei volontari nel quartiere di San Silvestro, e s'era presentato come servente nell'ospedale dei feriti, ove abbondavano signore d'ogni classe, ma si difettava del servigio d'uomini.

Si capisce facilmente quale poteva essere la situazione d'Elia nell'ospedale improvvisato; servire la sua Marzia, sarebbe stata l'intima aspirazione del suo cuore. Ma che poteva egli fare colle sue membra slogate?

Non trovo un'altra voi, come volete: l'ho ricercata infin nell'ospedale. La dama irata disse: Voi morrete con quella vostra testa dozzinale. Sempre difficoltá, sempre sventure: con voi son tutte scarse le misure. Nella Filosofessa italiana un altro modo ho letto di fuggire. Di nottetempo questa settimana potrete al muro del giardin venire.