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Aggiornato: 16 maggio 2025
Giacente nell'ospedale sul letto del dolore, non consolato da congiunti, o da amici, in sollievo delle sue sofferenze finchè il giorno durava leggeva assiduo i romanzi di cavalleria, massime l'Amadigi delle Gallie, e insieme ai romanzi le vite, o piuttosto le leggende dei santi, di Cristo, e di Maria; durante la notte sognava, ed anco ad occhi aperti vedeva, battaglie stragrandi di angioli e di demoni, giganti immani terribili dragoni strascinati in omaggio ai piedi della Beata Vergine; lo pungeva cocente emulazione per Domenico Guzman anch'esso dalla Chiesa convertito in santo; mirava superarlo debellando gli eretici con isterminati colpi di spada, e con colpi non meno sterminati di devozione; sarebbe ito a Gerusalemme, nelle parti più lontane del mondo a vincere anime a Cristo, anzi sceso dentro lo inferno a sfidare a duello Lucifero, abbatterlo, e mandarlo in dono alla donna dei suoi pensieri Maria: sue armi, daga e vangelo, o piuttosto le miserabili scritture con le quali monaci ignoranti contaminavano questo libro santissimo: così travagliandosi dopo molto stento potè levarsi ranchettando da letto e corse in furia a Monserrato, dove fece la veglia delle armi, ch'era una cerimonia di notti passate nella veglia, nel digiuno, e nella orazione ond'essere creato cavaliere della Santa Maria Vergine: per colmo dello staio si dilettava di comporre versi; io non l'ho letta, ma dicono, che ci avanza di lui una romanza sopra San Pietro, che basterebbe sola come certificato di pazzia per ischiudere le porte del manicomio ad ogni fedele cristiano.
Nel breviario Romano approvato dal Concìlio di Trento a pagina 498 sez. IV. Notturno II. (edizione di Venezia anno 1740) esiste una lettera di S. Domenico di Guzman, patrono di Torquemada e di Arbuez, diretta a Papa Onorio III, nella quale, con un cinismo spaventevole, con una crudelt
Leggetela sino in fondo, se il cuore vi basta, e letta che l'abbiate adorate ancora, se ve ne par degno, S. Domenico di Guzman! "Beatissimo Padre. Linguadoca, 7 Aprile 1217 Con l'aiuto del Signore, io e miei compagni non cesseremo mai dallo sbarbicare dal campo della chiesa, quest'erba velenosa che merita il fuoco, prima in questa vita poi nell'altra.
PANTALEONE. ¡Ah, villano montañero! DANTE. ¡Ah, ladron ciudadano! PANTALEONE. Oh, beso las manos de V. M., señor capitan don Juan Hurtado de Mendoza, de Ribera, de Castilla. DANTE. Beso a V. M. mil veces las manos y los pies, señor capitan don Pedro Manriquez, Leyna, Guzman, Padilla y Cervellon. PANTALEONE. ¿Pues como en estas partes y tanto tiempo que no le he visto?
I preti poi, che per le beghine hanno la calamita, massime se giovani e belle, si lanciavan al soccorso delle loro predilette con un eroismo veramente degno dei tempi antichi di Roma. E si raccontarono poi dei fatti di coraggio non mai intesi nelle storie sacre dai Maccabei a Ignazio di Loiola e Domenico di Guzman.
La voce di Lucifero spaventa i beati, che si danno scompostamente alla fuga. San Luigi Gonzaga si sviene fra le braccia di Santa Teresa. Gabriele, non potendo persuadere l'Arcangelo Michele alla pugna, ordinate alla meglio alcune schiere, disponesi alla battaglia. Santa Cecilia ne lo dissuade; ond'egli, lasciato il fiero proposito, s'abbandona voluttuosamente nelle braccia di lei. Loiola, Domenico di Guzman, Torquemada, Pietro d'Arbues, Sisto e Pio V ordiscono una frode a Lucifero. San Pietro abbandona le porte del paradiso. L'Eroe sventa la congiura, e prorompe luminosamente nel cielo. I congiurati santi tentano la fuga, e periscono miseramente. Lucifero arriva alla presenza di Dio, cui trova, gi
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