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Aggiornato: 16 giugno 2025


Ultimi arrivarono i fratelli Pinalla e Martino Aliprandi, d'origine monzesi; il primo gran mastro di guerra, l'altro rinomato giurisperito. Avevano acquistato la grazia del signor Azone coll'aprirgli, nel 1329, Monza, che poi Martino, essendone podest

«Morettina dove vai? Vado a Monza sul tranvai....» ripeteva un po' in falsetto quella voce di tenore.

Desiderosi oltremodo di salutare il decano dei poeti allora viventi, Vincenzo Monti, n'andammo a Monza col Papadopoli. Trovammo il povero vecchio adagiato, o, per dir meglio, giacente in un seggiolone. Teneva gli occhiali inforcati sul naso, e leggicchiava non so qual commedia di Goldoni.

L'alba dell'indomani però chiariva che l'ultimo austriaco era scomparso da Camerlata e che ormai tutta la colonna dell'Urban s'era riconcentrata tra Barlesina e Monza sulla via di Milano. L'Elia, che dopo il 1849 aveva dovuto emigrare, si trovava a New York quando i giornali diedero la notizia che Vittorio Emanuele aveva sguainata la spada per l'indipendenza italiana.

Fosse effetto d'una viziata costituzione, oppure conseguenza del mestiere, Bastiano amava molto la vita sedentaria, era nemicissimo del moto, s'immagini la fatica della povera moglie ogniqualvolta voleva mandarlo a Monza. Non ch'egli non amasse la figliuola, ma forse un tantino egoista mal sapeva sacrificarle il suo privato benessere.

Fu, in tutto, secondo de' grandi papi politici. Agilulfo e Teodelinda poi furono fondatori di chiese e monasteri; fra cui principale San Giovanni di Monza, dove mostrasi tuttavia, fra parecchie corone di essi, quella «di ferro», che dicesi d'uno dei chiodi della Passione di Nostro Signore; ed è quella su cui, cingendola, pronunziò Napoleone quelle vane parole: Guai a chi la tocca.

Oh! si scopre facilmente l'autore di un lavoro che piace, anche se voglia sulle prime farsi pregare.... Si è quindi saputo subito che il Torquato Tasso è dell'autore della Monaca di Monza. Fu picchiato alla porta. Entrate! disse il presidente. Un usciere entrò, portando una lettera, e la consegnò al presidente.

Io chinai riverente la testa; allora il sagrestano volgendosi al monaco, profferì presso a poco le parole che il nostro Manzoni pone sul labbro dell'abate nell'atto che questi presenta Lucia alla Signora di Monza: Questi è il giovine forestiere per cui ella si è degnata interessarsi, e per cui mi ha fatto sperare la sua protezione.

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