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Aggiornato: 20 maggio 2025


Profferita questa breve orazione, gli si restrinsero attorno; e quando venne il destro, ad un cenno si lanciarono tutti gridando: «Mongioia! MongioiaCome il destino volle, quantunque non si fossero al pari di Carlo alleggeriti, pervennero a salvamento sopra il legno avversario.

Or ecco, Baroni, il giorno che avete tanto desiderato.... Mongioia! Mongioia! la battaglia è vicina.» «Bel cuginoparlò sotto voce il Monforte al Conte di Provenza «perchè il Cavaliere del fulmine....» E il rimanente gli disse in modo che nessuno dei Baroni quivi ragunati lo intendesse.

Uscivano all'aperto; i nemici erano scomparsi. Da lontano s'intendeva un cozzare di spade, un gridare confuso Svevia! Mongioia! Stupivano, non s'immaginavano che cosa potesse essere; si valevano della buona occasione, e montati in sella, tolte in groppa le donne, spronavano verso la porta di San Giovanni.

Ecco sorge in diversa parte con diversa fortuna il conflitto; la notte, diventata del tutto oscura, lo rendeva più spaventoso: i Francesi se per sorpresa s'impadronirono della terra, adesso si mostravano degni di averla potuta superare col valore; respinti non si smarrivano; saettati di sopra, dai lati, di fronte, con maravigliosa intrepidezza tornavano all'assalto: non era questa battaglia ordinata; infiniti affronti particolari, combattuti per le vie e per le piazze; ogni capo di strada presentava nuova difesa ai Napolitani; ogni casa fortino: suonava nel buio aere per ambedue le parti altissimo il grido di guerra: Mongioia! Mongioia! Viva Francia, e San Martino! Svevia! Svevia! Viva Manfredi, e l'Aquila imperiale! Ardevano gli animi gi

«Dunque.... come io diceva.... questo è quanto, signor miorispose smarrito il Maestro, quasi che avesse perduto il cammino; «Monsignor .... mi ricordo che andò proprio in questo modo.... se mi pare un minuto!... Vedete.... cominciammo a venire in disputa sul vino, e Guasparrino, che n'è troppo bene provveduto, ne fece portare di molte sorte, e tutte preziose, e cominciammo a fare brindisi: Evviva San Dionigi! dissi io, e bevvi Bordò. Evviva Mongioia! rispose Guasparrino, e bevve Borgogna: e poi, viva Santa Genevieva! e l'Orifiamma! e Luigi il Santo! e voi, Monsignore! e per voi tornammo alla solita disputa, ch'ei voleva ch'io portassi la salute col vino toscano dei cento anni, ed io colla Sciampagna: alla fine ci accordammo che ognuno bevesse qual più gli piaceva; e così fu fatto. Allora come portava il discorso, Guasparrino mi domandò: È egli ben vero, bel compare, che tra poco il nostro Signore stia per andare al conquisto di Napoli? bene. E voi, mio bel compare, condurrete la vostra galera alla impresa? bene, perchè qual sente amore il Provenzale? Buona spada, buon vino, e bella dama. Se muoio, fatemi dire una messa, Guasparrino, qui presso al monastero dei Cordiglieri; se vivo, berremo al ritorno del vino di Sicilia. Compare, risposemi allora Guasparrino, ponete mente al mio discorso: voi sapete ch'io sono troppo ricco mercante, e cogli anni giunto a tale et

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