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Aggiornato: 24 giugno 2025


Prudenza! Perchè? Non c'è più ragione di temere, oramai. Che so? disse Don Pietro. La polizia ha cent'occhi e cento orecchi. E n'abbia mille! rispose Gino. Ho comperato a caro prezzo il diritto di non temerla più. Mia suocera è potente; soggiunse egli, con un amaro sorriso; mia suocera ha nelle sue bianche mani il cuore del ministro; è la padrona di Modena, lei! Fa ciò che vuole!

Giuseppe diceva poco di veramente importante. Incominciava narrando che tutti, in casa Malatesti, godevano buona salute, secondo l'uso. Seguitava raccontando che a Modena si erano fatte sei rappresentazioni della Lucia e della Sonnambula, scambio di quattro che avevano annunziate; che la societ

Non vi è tempra che resista all'urto incessante delle delusioni. Gustavo Modena si lasciò vincere da una cupa misantropia. Associato alle trame segrete dei mazziniani, compromesso in ogni cospirazione, egli disperò forse in cuor suo di veder mai realizzarsi le splendide utopie del partito. Visse lunghi mesi in ozio sdegnoso, prostrato da un malessere morale che allarmava la moglie e gli amici. Quando gli avveniva di ricalcare la scena, le entusiastiche ovazioni e gli astiosi insuccessi non valevano a scuoterlo dalla profonda apatia. Qualche cosa dell'artista era morto in lui; più volte, a met

Dopo essere diventato coi vostri amori di montagna la favola di tutta Modena, pretendevate che niente giungesse, nemmeno l'eco delle vostre sciocchezze, all'orecchio di Elena? Pure, ella seppe dimenticare quella storia, poichè vi ha sposato. Date colpa a voi, se la vostra freddezza, il vostro essere sempre col pensiero altrove, hanno richiamato alla sua mente i discorsi di tutti.

Sotto la larva dell'artista insoddisfatto si indovinava l'apostolo di Mazzini. Avrei bramato che quel viaggio non avesse mai fine. Gustavo Modena, esponendomi le deplorevoli condizioni dell'arte drammatica italiana, mi aveva rivelato tutto il programma delle sue aspirazioni. Approdando a Milano io dovetti separarmi da lui.

La carrozza aspettava, e poco dopo, salutati i Pradini, si ripartiva per Modena. Il conte Jacopo era taciturno, ma calmo, come se nulla fosse avvenuto. La maschera si era rifatta umana, scegliendo per altro, fra tutte le espressioni possibili, quella del sorriso cortigiano. Era del resto l'espressione consueta del conte Jacopo, e Gino ne rimase ingannato.

Pare di no. Il conte Gino, vivendo a Modena, nelle consuetudini eleganti de' suoi pari, non aveva avuto mai occasione di meditare sulle esagerazioni della moda.

Ed io dunque? riprese il principe. Ma insomma, il problema dato, bisogna pure risolverlo. Ecco di che si tratta. L'ambasciatore d'Austria a Roma possiede, non so come, tre documenti, di un valore incalcolabile, cui la Corte di Torino vorrebbe avere. E' sembra si riferiscano al modo con cui Carlo Alberto arrivò al trono, a detrimento del duca di Modena. L'ambasciadore di Sardegna a Pietroburgo

Il signor Francesco narrò allora tutto ciò che aveva riferito Pellegrino, ritornando da Modena. Erano vecchie notizie, oramai; altro aveva egli cercato di sapere.

Da Chioggia a Reggio quante miglia ci sono? Per ora accontentiamoci di Modena, caro mio; eppoi il punto di partenza non dev'esser Chioggia; bisogner

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s'alceste

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