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Aggiornato: 24 giugno 2025
Risponderete subito, seguiva il signore, alle tre lettere venute ieri di Parigi, di Roma e di Modena, che a ciascun corrispondente si pagheranno mille lire anticipate, sopra i soliti banchieri della casa; ne manderete l'avviso e preparerete le cambiali; queste le firmerò io, quelle voi.
Bisognava dunque rispondere a quelle reiterate preghiere, a quelle istanze continue, che venivano a gara da Modena e dai monti Reggiani. Che altre ragioni si trovano? diceva il signor Francesco. Perchè gi
Questo accadde alla rappresentazione del Cittadino di Gand ed alle altre che succedettero, quando il Modena ricomparve al teatro Re sotto le spoglie di Luigi XI, di Giacomo I e di Saulle. I giovani che lo vedevano per la prima volta, ammirando i lampi intermittenti del suo genio, non gli perdonavano le esagerazioni e le debolezze.
Ma sorrise per poco, ritornandogli a mente la signora marchesa Polissena, che pensava a metter su spettacoli teatrali, e proprio in quel giorno che egli correva da Modena a Pavullo, per recarsi al suo luogo di esilio. Ahimè! Così va il mondo.
In quella ricostruzione mentale, vedeva anche il suo dolce segreto conosciuto dalla marchesa Polissena, fors'anche dal conte Jacopo, prima che egli fosse di ritorno a Modena, con la speranza di persuadere suo padre. Della marchesa, in ogni altro momento, gli sarebbe importato poco. Non era sicuramente la gelosia che la rendesse curiosa, ed egli oramai ne sapeva il contrario.
Affacciatosi all'uscio della camera, che Gino aveva lasciato socchiuso, disse al suo inquilino: Signor conte, son qua due signori che cercano di Lei. Entrino pure; rispose Gino, smettendo di leggere, ma lasciando aperto sulla scrivania il Dizionario storico geografico dello Stato di Modena.
Il conte Galeazzo Mandello non aveva finito di pronunciare queste parole che alcuni Reggiani entrarono in folla nel palazzo del governatore, ad avvisare che alla porta a Modena una grossa mano di cavalieri e di fanti minacciava di voler entrare nella citt
Giovanni di Bazano parla di un capitano tedesco, chiamato Garnier, che invase alla testa di 3500 lame il territorio di Modena e di Mantova, nel 1342, accompagnato da 1000 prostitute, e da ragazzi libertini e corrotti.
All'alba, sul finire della festa, dopo un cotillon in cui non era stato egli il cavaliere della marchesa Polissena, ma più d'una volta il rapitore fortunato o il ballerino prescelto, il conte Gino Malatesti aveva trovato il modo di accompagnar la dama fino al portone del suo palazzo, e si era separato da lei raccomandandole di dormire fino a sera, per aver cura de' suoi occhi, che erano senza fallo «i più belli di Modena.» Tanto cammino si era fatto in cinque ore!
Due ore fa pensavo a questo viaggio, come ci pensavi tu stesso, che non ne sapevi un bel nulla. Ma tu ritornerai domani o doman l'altro; ed io, invece... chi sa quando rivedrò la mia Modena! E i suoi amici! soggiunse Giuseppe.
Parola Del Giorno
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