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Aggiornato: 18 giugno 2025
E quello che importa, è che dá credito alla astrologia e alla negromanzia: che si può dire piú? ché se fosse uno Salomone, il dar credito a queste sciocchezze bastarebbe a farlo la maggiore bestia del mondo. Mirate fin dove giunge la umana curiositá o per dir meglio asinitá!
Or mirate don Gaifero come va di buon andar: va per terre di cristiani, e tra i Mori appresso va: ne va tristo e pensieroso, e fa tutto un sospirar:
canzone che un poeta gli rubò, la mise in un libretto o melodramma e che noi poi abbiamo sentita accompagnata da scelta musica in teatro. Oh! mirate un po' questi poeti dove si attaccano per rubare i versi: fino quelli del povero Neri non furon salvi. Ma torniamo ad Esmeralda.
Comecchè di questi fatti vadano piene le storie merita essere ricordato il seguente o poco noto, od al tutto ignorato; «La madre del protonotaro Colonna corse come maniaca a San Gelso in Banchi dove giaceva il cadavere del suo figliuolo; quivi ella acciuffò pei capelli il suo teschio spiccato dal busto, e squassandolo su gli occhi al popolo gridò: «ecco» il capo del figliuolo mio, mirate fede di Papa! «Aveva promesso, che lo avrebbe riposto in libert
E cosí conoscerai se sono buono o cattivo astrologo; e quando l'avrai scampata, allor schernisci me e la potentissima arte dell'astrologia. PANDOLFO. Padron caro, non mirate costui che è mezzo buffone, e però ha preso con voi questa confidanza. La prego per lo suo valore che non miri la costui pazzia; e rimediate se potete. RONCA. Ah, traditore, fermati, dove vai?
Ecco la balia. BALIA di Cintia, ERASTO, CINTIA, CAPITANO, DULONE. BALIA. Erasto, sète qui voi? ERASTO. Eccomi, balia, dove è Amasia mia? BALIA. È qui in ordine e vi sta aspettando. ERASTO. Dille di grazia, che compaia su l'uscio, sol per dar questo contento al cor mio. BALIA. Di grazia, mirate che non siate sovragionti da alcuno. ERASTO. Non dubitate ch'io e Dulone stiam facendo la spia.
Perduti eternamente, anco mirate L'aspetto di quei cieli, onde cadeste, E debellati contrapporvi osate Pur a quell'armi, onde ogni ben perdeste? Così gridando in su le piume aurate Moveva intorno il volator celeste, E lo guardava orribilmente fiera Da lunge Aletto e la crudel Megera.
Volgetevi indietro e mirate! Per tutto forche, roghi, mannaie e calici di veleno! Ebbene! questo ferale apparato è la culla gloriosa della vera vita del Popolo; è il trono della sua maest
Mirate ben, che singolar bellezza Nel vostro sangue onestamente splende; Serva fia d'ogni barbara vaghezza, Se per vostra virtù non si difende. Quivi nobile ardir di giovinezza Fervidamente in Telamon s'accende; Ultimo fu di lor, che gli occhi aprisse Nascendo al mondo; ei diè risposta e disse: IX
Più volte sbuffando e gonfiando le guancie aveva dimenate le braccia, ponendosi in atto di rispondere focosamente, quando il Marchesino, cui doleva assai nascesse più vivo alterco fra loro, "Vedete, vedete, esclamò interponendosi e additando loro il porto, quelle banderuole rosse poste su varie barche che servono a trasportare a terra i passeggieri ed il carico del battello a vapore: ne danno indizio ch'esso sta a momenti ad arrivare; mirate quanta gente s'affolla ad aspettarlo".
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