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Aggiornato: 25 giugno 2025


Lontana dal natìo, gallico regno, Mosse al diletto suo compagno a lato: Non mirò i novelli usi con disdegno, Non portò di straniera orgoglio usato: Amò la nova patria, amò l'antica, Visse de' giusti d'ogni lido amica.

L’indirizzo impresso da Carlo III al Governo dell’Isola mirò anche a ritornare ad usi gli abusi dei feudatarî, e gli usi a ricondurre nei limiti compatibili coi tempi, assimilando alla feudalit

82 Virtude andava intorno con lo speglio che fa veder ne l'anima ogni ruga: nessun vi si mirò, se non un veglio a cui il sangue l'et

CAPITANO. Come sai tu dunque ch'io miro te, se tu non miri me? ERASTO. Su, che vo' far questione teco. CAPITANO. Tu vòi far questione meco? ERASTO. . CAPITANO. E sei deliberato cosí? ERASTO. Deliberatissimo. CAPITANO. E senza altro vòi far questione meco? ERASTO. Senz'altro. CAPITANO. Or se tu vuoi far questione, non ne vo' far io. DULONE. Padrone, datemi licenza ch'io facci questione con lui.

FILIGENIO. Mi pensava aver comprato un schiavo e ho comprato un filosofo. MANGONE. Il ragionar di costui non vale un regno? FILIGENIO. Quanto piú lo miro e ascolto ragionare, piú mi piace. Su, quanto ne domandi? MANGONE. Quanto volete voi darmi? FILIGENIO. A te sta il dimandar, a me il rispondere. MANGONE. Trecento scudi. FILIGENIO. È troppo. MANGONE. Ducento. FILIGENIO. È molto.

E io a lei: «Se ’l mondo fosse posto con l’ordine ch’io veggio in quelle rote, sazio m’avrebbe ciò che m’è proposto; ma nel mondo sensibile si puote veder le volte tanto più divine, quant’ elle son dal centro più remote. Onde, se ’l mio disir dee aver fine in questo miro e angelico templo che solo amore e luce ha per confine,

Egli ancor non tacea, quando sen viene Lo strale ingordo, ma sel prende a scherno Lo scudo immenso, e' suoi furor sostiene Con l'alta tempra de lo smalto eterno; Giassarte ove il mirò, gonfia le vene E di veneno e di disdegno inferno Oltra l'usato, e mosso fu stringendo La scimitarra, a rimirarsi orrendo.

VIRGINIO. Che mirate, uomo da bene? PEDANTE. Certo, questo è il padrone. GHERARDO. Lascia mirar quel che gli piace. Debb'esser poco pratico in questa terra: ché, negli altri luochi, non si pon mente a chi mira come qui; ma si lascia mirar ognuno. PEDANTE. S'io miro, io non miro sine causa. Ditemi: conoscete voi in questa terra messer Virginio Bellenzini?

Si volse lentamente verso di lui, lo mirò con sorpresa, poi con ispavento e indietreggiò vivamente con un gesto di orrore, come avesse visto una schifosa bestia. Oh! Fathma! esclamò lo sciagurato con una voce rotta. Non trattarmi così! L'almea per tutta risposta girò su stessa e gli volse le spalle. Il greco traballò come avesse ricevuto una palla nel cuore e la vista gli si intorbidì.

L'almea lo mirò per alcuni istanti con occhi smarriti, poi gli gettò le nude braccia attorno al collo e se lo strinse al seno. Tu, tu, mio amato Abd-el-Kerim! All

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