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Aggiornato: 12 giugno 2025


PIRINO. Come starò di buon animo, se ho perduto l'animo? e togliendomesi Melitea, mi si toglie l'anima mia; con la perdita di costei io perdo tutte le mie speranze: o dolore insopportabile, ecco finita ogni cosa! FORCA. Io ti dico che non è finita ogni cosa: fa' buon cuore.

PANFAGO. Io mi starò cosí chiuso nella cappa che costui non mi riconosca. MANGONE. Padron caro, che furia è questa? Melitea sta a vostra posta; e se la volete cosí inferma come ella è, ve la darò or ora. DOTTORE. Dove è ella? MANGONE. Chiavata in camera strettamente. DOTTORE. Dici il vero; ma non in camera tua e da altri. MANGONE. Dubitate forse che Pirino e Forca non me l'abbino tolta?

MANGONE. O che allegro cuore! or vadasi ad appiccare chi dice che si trova cosa che allegri il cuore piú dell'oro. FILIGENIO. Amor, andiamo a casa. MELITEA. Vi seguo con gran desiderio, veggio l'ora di giungere. FILIGENIO. Mangone, a dio. MANGONE. In buon'ora. PANFAGO. Padron mio caro, vi rechiamo alcune coselline; se ben poche, l'animo è grande e l'affezione.

DOTTORE. Mangone, hai saputa alcuna novella di Melitea? MANGONE. bene, anzi di cose che voi non sapete. DOTTORE. È dunque in poter di Pirino? MANGONE. Dico altro che voi pensate. DOTTORE. Che cosa dunque? MANGONE. Melitea è libera e gentildonna. DOTTORE. Che non sia qualche nuovo inganno ordito da Forca, per schernir me dello amore e del desiderio di aver figliuoli?

PANFAGO. Quante cose paiono che non ponno esser, e pur sono? Ma accioché non pensiate che io parli in aria, m'offerisco a farvi veder ogni cosa con gli occhi propri. DOTTORE. Mangone si guarda da Pirino e da Forca, come il diavolo dalla croce; e Melitea sta inferma e carcerata, e son tre giorni che non ha cibo.

MANGONE. Ho inteso ben dir da lei che si chiamava Alcesia; ma allora che la comprai, si chiamava Melitea. ISOCO. Che n'è di questa giovane? MANGONE. Di questa giovane ragioniamo ora, che sotto nome di costui m'è stata sbalzata da casa. ISOCO. Sappi che quella Melitea, che tu dici, è donna libera e gentildonna cristiana e non schiava; è figlia di un napolitano molto ricco e importante.

MELITEA. Confesso tutto esser vero; altri che egli proprio saprebbe ridirlo. PIRINO.

PANFAGO. Certo, se non avesse visto io imbrattarvi il viso con quella polvere, non crederei mai che foste Pirino: cosí rassembrate un schiavo al naturale; ci è questo di buono ancora, che incontrandovi con Melitea non sarete scoperto, se diventerete pallido o rosso con Mangone, ché il color nero nasconde il color del volto sotto la tinta: andate come in maschera.

PIRINO. Egli vi ama tanto che, per far libera voi, s'è fatto servo e, per ricomprar voi, s'ha fatto vender per ischiavo e, per rischiarar gli oscuri nuvoli de' vostri affanni, s'è fatto piú oscuro dell'istessa oscuritá. MELITEA. Io non t'intendo. PIRINO. L'intenderete poi. Ma or vo' scoprirvi tutte le cose che son passate ne' vostri amori. MELITEA. Orsú, di' via.

FORCA. Dico il vero, a voi sta il creder quel che volete. FILIGENIO. Non mi hai risposto a quello che ti dimandava. Vuoi tu negarmi che Pirino non stia innamorato di una puttana, chiamata Melitea, che l'ha in poter un ruffiano che ne chiede cinquecento ducati? FORCA. Signor no, signor , eh, padrone.

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