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Aggiornato: 12 maggio 2025


MANGONE. O ben, per vita mia! lo schiavo è cosí allegro e festevole, che mi fará viver dieci anni di piú: dispiacemi averlo promesso a Filigenio, ché vorrei tenermelo per mio spasso. Ma poiché Melitea sta cosí disperata, Filace, va' tu su, chiamala, ché venga giú e veggia ballar e cantar questo schiavo che le rallegrará un poco li spiriti.

FORCA. Che per salvar voi dal pericolo del dottore bisognava pagargli cento scudi che li mancavano per lo riscatto di Melitea; e la menava seco fuor di Napoli e, come era lontana dagli occhi vostri, ve s'allontanava dal core. Se l'ha bevuta, datomi i danari e restituito voi nella sua grazia. PIRINO. Se è cosí, ho il torto. FORCA. Mille torti, non ch'uno. PIRINO. Perdonami.

In camera vi dirò il tutto. FILACE. Melitea, tu entra dentro. MELITEA. Or ora. FILACE. Ca..., canchero, che m'avesti a far dire una mala parola! Voi donne non vi contentate del giusto mai, sempre inchinate al troppo: se vi si concede un dito, ve ne togliete un palmo.

PIRINO. Forca, sta' sicuro che mentre arò core arò memoria di tanto beneficio, accioché venendo l'occasione possa premiar l'amor e la fede verso me. MELITEA. Ed io riserbo la ricompensa, quando sarò in miglior stato; ché adesso non posso mostrar segno del mio buon animo.

PANFAGO. Ascolta quanto dico. PANFAGO. Poiché costoro han tinto di carbone la faccia a Melitea e l'han fatta comprar da quel buon vecchio e or è in casa sua, andiamo a Filigenio, scopriamogli la veritá; essageraremo il negozio, che arderá di sdegno contro il figlio, porrá Forca in una galea, cacciará Melitea di casa sua per i capegli a bastonate. DOTTORE. Egli nol crederá.

DOTTORE. Che ti togli il tuo schiavo e mi torni i miei cento scudi. FILIGENIO. Che so io se lo schiavo che m'hai tolto di casa sia quel che mi rimeni? DOTTORE. Che so io che Melitea che fu portata in casa vostra non sia stata scambiata e posto costui in suo luogo?

PIRINO. Fate conto, signora, che la fortuna per questa volta ha fatto come il buon cuoco che, per tor la soverchia dolcezza delle vivande, ci mescola un poco di agresto; cosí per aver acquistata Melitea, per moderar tanta gioia, mi fa assaggiar questo poco di molestia: però, vita mia, entriamo e spogliatevi le vesti. MELITEA. Non si potrebbe ciò far senza spogliar le vesti?

Padre mio caro, abbi pazienza per questa volta: amor che vince ogni cosa, vince ancor me: perda il tutto e acquisti Melitea. Forca, ti do in mano il freno d'ogni mia volontá. FORCA. Bisogna far un inganno a vostro padre. PIRINO. Se non basta a mio padre, fallo a mia madre, fallo a me ancora. FORCA. Conosco che sète un di quei che bisogna fargli ben per forza: bisogna aver animo per me e per voi.

MELITEA. Poco è conoscer questo, ché l'ardentissimo foco, quasi un lampo, lo porto impresso nel volto. PIRINO. Noi schiavi di Egitto siamo negromanti; e da spiriti folletti che tenemo nelle caraffine indoviniamo quello che volemo. MELITEA. , eh? orsú, indovina chi amo io? PIRINO. Un giovane che si chiama Pi... Piri... Pirino. FILACE. Che ragionate voi di spiriti?

Fra tanto tu da' una scorsa con la vista intorno, ché non passi Pirino o Forca; e passando, falla entrar dentro, nascondila da loro quanto sia possibile. Noi entriamo. FILACE. Entrate sicuro e vegghiate con gli occhi miei. MELITEA giovane, FILACE, PIRINO.

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