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Ivan, che aveva l'attaccamento il più vivo per Maud, dopo aver compiuto la commissione del suo padrone, le era caduto a ginocchio ai piedi, e baciandole la mano, con un intenerimento profondo aveva soggiunto: Voi mi perdonerete, padrona: io debbo obbedire. Poi soffocato dai singhiozzi, si era precipitato fuori della camera.

Ma i due fratelli avevano tante cose a dirsi; Alessandro aveva tanti complimenti a fare a Pietro sulla bellezza della sua consorte; bruciava tanto di comunicargli tutt'i suoi progetti, tutti i suoi favori alla corte, sopratutto dello tzar... Il principe entrò nel coupé del fratello, e Maud continuò il suo viaggio sola. Ciò colpì Alessandro. Si astenne però di esprimere alcuna osservazione.

Una zia del principe era venuta di Alemagna ove era prima dama d'onore della regina di Würtemberg ed aveva condotta seco la giovinetta in Lamagna. La sovrana l'aveva nobilitata. Di guisa che, un anno dopo la scena dell'ospizio di Londra, in tutta la Parigi aristocratica si ripeteva la notizia che il principe di Lavandall sposava la contessa Maud di Walenheim.

Ma il suo spirito era tuttavia sotto il peso dello spavento. Quando le si annunziò la dimanda di suo marito, un tremor sordo la convulse. Era alzata. Le sue cameriere, stupefatte ed intrigate dal mistero di quella strana notte, la circondavano. Maud fece rispondere al marito che era pronta a riceverlo, e rinviò le fanti.

Il giorno che seguì la scena cui abbiamo raccontata, il principe fece dimandare alla consorte se poteva riceverlo. Maud aveva passata la notte la sua prima notte di nozze accoccolata sur un canapé nel boudoir. Le sue cameriere la avevano rilevata, all'alba, agghiadata di freddo e di orrore. Un bagno caldissimo, qualche ora di riposo, le avevano poscia restituito un po' di calma.

Ma se la principessa volesse entrare, glielo impediresti tu veramente? A lei più che a tutt'altri padrone. Alessandro si allontanò, pensieroso, ed uscì nel giardino. Maud vi passeggiava. Essi s'incontrarono di un tratto al gomito di un viale. Per un movimento istintivo, entrambi fecero un passo indietro onde evitarsi.

Maud, natura sognatrice, possedeva questo attributo di seconda vista, e la era affatto donna, come quasi tutte le inglesi. Le donne del Continente

Maud passava come un'ombra bianca e silenziosa in mezzo alla calma, o piuttosto al vuoto, che si allargava intorno a lei più sempre e poi sempre. Non eravi attenzione minuta, prevenenza ch'ella sparmiasse a suo marito. Indovinava i desiderii di lui ed andava loro incontro.

Imperciocchè egli cominciava sempre per mettere innanzi il cervello, e lo trovava poi sempre distanzato dal cuore. Lo studio di Maud era, gli è vero, fascinante. Ma forse, pure il conte Alessandro non fece nulla per scongiurar la magia.

Maud l'aprì, lesse e barcollò. Il principe rimarcò tutto e non profferì verbo. Maud gli porse allora ambo le lettere. Il principe non lesse quella di mistress Grown. Lesse a mezza voce l'altra, concepita così: «Se un sarete svanturata ed avrete bisogno di aiuto, scrivete ogni primo giorno del mese a mistress Evelyn March, fermo in posta, a Londra, e sarete protetta.