Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !

Aggiornato: 20 giugno 2025


«Addio, addio. I love you. Ad alta notte rombando Passava il treno lontano. Venni al balcon palpitando Con la lucerna a la mano. Laggiù correvi correvi Tu via nel treno veemente, Come una stella vedevi La mia finestra lucente. Allor ti strinsi al mio petto Con un fulmineo pensiero; Tu pur sul core m'hai stretto Nel più profondo mistero.

FRULLA. Lasciate l'impaccio a me. PASQUELLA fante e FABRIZIO giovinetto. PASQUELLA. In buona , che eccolo. Avevo paura di non aver a cercar tutta questa terra prima ch'io 'l trovassi. Fabio, che tu sia il ben trovato. Ti venivo a cercare; tu m'hai tolto fatica. Amor mio, dice la padrona che, per una cosa ch'importa a te e a lei, che tu venga or ora a trovarla. Non so giá quel che si sia.

Ebbene, piccolo, che m'hai fatto? disse Fabiano, chinandosi a baciare Brunello. Questi sorrideva, ma era stordito e debole. Fabiano decise di fermarsi ancora tutto quel giorno all'osteria, e il vetturale si fermò egli pure, a disposizione del signor conte.

MANGONE. Se venisse alcuna vecchia con qualche scusa, mandala subito via: ché fa piú una ruffiana in una ora, ch'un innamorato in cento anni. FILACE. Riposatevi nella mia diligenza. MANGONE. Io vo al molo, al raguseo: entra e sèrrati dietro. FILACE. Entro e mi serro dietro. DOTTORE. M'hai tolto la fatica di venire a casa tua.

Non m'hai detto tu stessa qualche volta che sono destinata ad essere la sua sposa? Certo disse la madre ma se vuoi che egli prenda molta stima di te, è necessario.... Ch'io finga di non volergli bene? interruppe l'Elisa.

45 Queste parole ed altre suggiungendo, che tutte saria lungo riferire, e sempre le ragion redarguendo, ch'in contrario Ruggier gli potea dire; fe' tanto, ch'al fin disse: Io mi ti rendo, e contento sarò di non morire. Ma quando ti sciorrò l'obligo mai, ché due volte la vita dato m'hai?

Non m'hai insegnato tu che bisogna fare quello che si deve, senza pensare a ciò che può accadere? Meritava proprio che tu esponessi la vita per quegli antipatici Guerini! disse Elisa.

Dove? domandò il capitano Fiesco, che aveva la mente a tutt'altro. A Pisa. No, se Dio vuole, no. Fior d'oro diede in una grande risata. N'ero sicura; gridò, lasciandosi cadere su d'una scranna. E perchè allora m'hai fatto andare a Genova? chiese egli, che era voglioso di ridere altrettanto, ma non voleva parere. Per debito di cortesia, se ti rammenti.

Se ti sei vinto, puoi darti gloria di questo; disse il duca di Feira. Saper vincere stesso è il sommo della forza morale. Ma io non potrò farmene un merito! esclamò Aloise, sorridendo. Non son io che ho vinto; sei tu che m'hai fatto riconoscere come io fossi un dappoco. Che stoltezza la mia! e di tanti miei pari! Crediamo le donne angeli, così alla rinfusa, senza far distinzione. Angeli!

CLEMENZIA. Egli si crede certo d'aver te; e dice che tuo padre te gli ha promesso. Ma questo che tu m'hai detto non fa a proposito del tuo andar vestita da maschio e del tuo essere uscita del monistero. LELIA. Se mi lassi dire, vedrai che gli è a proposito. Ma, rispondendo a quel di prima, dico che me non averá egli.

Parola Del Giorno

trascini

Altri Alla Ricerca