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Aggiornato: 14 giugno 2025


che tu mi sie di tuoi prieghi cortese in Fano, si` che ben per me s'adori pur ch'i' possa purgar le gravi offese. Quindi fu' io; ma li profondi fori ond'usci` 'l sangue in sul quale io sedea, fatti mi fuoro in grembo a li Antenori, la` dov'io piu` sicuro esser credea: quel da Esti il fe' far, che m'avea in ira assai piu` la` che dritto non volea.

<<Tra tutto l'altro ch'i' t'ho dimostrato, poscia che noi intrammo per la porta lo cui sogliare a nessuno e` negato, cosa non fu da li tuoi occhi scorta notabile com'e` 'l presente rio, che sovra se' tutte fiammelle ammorta>>. Queste parole fuor del duca mio; per ch'io 'l pregai che mi largisse 'l pasto di cui largito m'avea il disio.

E fui preso da quel vago sopore dello spirito che non è dormire, ma sognare. Tristi sogni quelli delle veglie notturne al capezzale d'un caro infermo. Un orologio battè le due ore. Scossi bruscamente il capo per tenermi desto, mi venne in mente la contessa che m'avea pregato di farla avvisare a quell'ora, e pensai che non sarebbe stata carit

FILIGENIO. Quella che m'avea pregato Alessandro ch'avesse comprata per lui. FORCA. O padrone, avete avuto gran torto creder piú ad un bugiardo che ad Alessandro, gentiluomo amico e mio vicino. Com'egli sappia questo, s'adirerá con voi. FILIGENIO. Tu sei un gran ladro. FORCA. Sarò piú tosto un grande indovino. FILIGENIO. Tu pensi aggirarmi di nuovo, ma non m'aggirerai.

ma non so chi tu se', ne' perche' aggi, anima degna, il grado de la spera che si vela a' mortai con altrui raggi>>. Questo diss'io diritto alla lumera che pria m'avea parlato; ond'ella fessi lucente piu` assai di quel ch'ell'era. Si` come il sol che si cela elli stessi per troppa luce, come 'l caldo ha rose le temperanze d'i vapori spessi,

Io avea una corda intorno cinta, e con essa pensai alcuna volta prender la lonza a la pelle dipinta. Poscia ch'io l'ebbi tutta da me sciolta, si` come 'l duca m'avea comandato, porsila a lui aggroppata e ravvolta. Ond'ei si volse inver' lo destro lato, e alquanto di lunge da la sponda la gitto` giuso in quell'alto burrato.

E lo spirito mio, che gia` cotanto tempo era stato ch'a la sua presenza non era di stupor, tremando, affranto, sanza de li occhi aver piu` conoscenza, per occulta virtu` che da lei mosse, d'antico amor senti` la gran potenza. Tosto che ne la vista mi percosse l'alta virtu` che gia` m'avea trafitto prima ch'io fuor di puerizia fosse,

<<Non tener pur ad un loco la mente>>, disse 'l dolce maestro, che m'avea da quella parte onde 'l cuore ha la gente. Per ch'i' mi mossi col viso, e vedea di retro da Maria, da quella costa onde m'era colui che mi movea, un'altra storia ne la roccia imposta; per ch'io varcai Virgilio, e fe'mi presso, accio` che fosse a li occhi miei disposta.

Cosi` diss'io a quella luce stessa che pria m'avea parlato; e come volle Beatrice, fu la mia voglia confessa. Ne' per ambage, in che la gente folle gia` s'inviscava pria che fosse anciso l'Agnel di Dio che le peccata tolle,

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