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Aggiornato: 14 giugno 2025
124 Colui che fu de tutti i vizi il vaso, rispose: Alto signor, dir non sapria chi sia costui; ch'io l'ho trovato a caso, venendo d'Antiochia, in su la via. ll suo smnbiante m'avea persuaso che fosse degno di mia compagnia; ch'intesa non n'avea pruova né vista, se non quella che fece oggi assai trista.
Poi che ciascuno fu tornato ne lo punto del cerchio in che avanti s'era, fermossi, come a candellier candelo. E io senti' dentro a quella lumera che pria m'avea parlato, sorridendo incominciar, faccendosi piu` mera: <<Cosi` com'io del suo raggio resplendo, si`, riguardando ne la luce etterna, li tuoi pensieri onde cagioni apprendo.
Dolores non era una beghina, anzi piuttosto spregiudicata, e siccome m'avea dato tante prove di corrispondere all'immenso mio affetto, io non dubitava d'aver influito a sottrarla al diabolico contatto del prete.
Questa palude che 'l gran puzzo spira cigne dintorno la citta` dolente, u' non potemo intrare omai sanz'ira>>. E altro disse, ma non l'ho a mente; pero` che l'occhio m'avea tutto tratto ver' l'alta torre a la cima rovente, dove in un punto furon dritte ratto tre furie infernal di sangue tinte, che membra feminine avieno e atto,
Cosi` diss'io a quella luce stessa che pria m'avea parlato; e come volle Beatrice, fu la mia voglia confessa. Ne' per ambage, in che la gente folle gia` s'inviscava pria che fosse anciso l'Agnel di Dio che le peccata tolle,
Mirami un poco in viso: è faccia questa da sprezzarsi da Olimpia? Io mi ho inteso lodar di bellezza e ho fatto morir le migliaia delle donne d'amore a dí miei; e chi m'avea a dormir seco lo riputava a molto favore, per aver razza d'un par mio per uomini da guerra. SQUADRA. Olimpia è come l'altre: s'attacca sempre al peggio.
Voi qui vedete la vittima di quell'infame setta nera, a cui l'Italia deve tutte le sue sventure! Ieri io era ancora nemica vostra, ma la destra di questo vostro valoroso capo mi strappò dalle ugne della morte ch'io bramavo, e mi redense dal vilissimo servaggio in cui la perversa corruzione di codesta canaglia m'avea precipitato».
Tanta riconoscenza il cor mi morse, ch'io caddi vinto; e quale allora femmi, salsi colei che la cagion mi porse. Poi, quando il cor virtu` di fuor rendemmi, la donna ch'io avea trovata sola sopra me vidi, e dicea: <<Tiemmi, tiemmi!>>. Tratto m'avea nel fiume infin la gola, e tirandosi me dietro sen giva sovresso l'acqua lieve come scola.
D'onde s'ardisco dire che 'n niente m'avea travolto la regina cieca, taccia chi 'n l'altrui fama sempre ha 'l dente né dica il mio cantar favola greca.
E lo spirito mio, che gia` cotanto tempo era stato ch'a la sua presenza non era di stupor, tremando, affranto, sanza de li occhi aver piu` conoscenza, per occulta virtu` che da lei mosse, d'antico amor senti` la gran potenza. Tosto che ne la vista mi percosse l'alta virtu` che gia` m'avea trafitto prima ch'io fuor di puerizia fosse,
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