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Aggiornato: 19 giugno 2025


Ed il papa, azzardò ridendo un giovane e bel cavaliere, che fece celebrare come una vittoria quel massacro? Ed il cardinale di Lorena, che ne ordinò clamorose dimostrazioni di gioja?

E forse la giornata si sarebbe decisa per loro, se Gozzelone di Lorena non pigliava la battaglia coi suoi valorosi cavalli, e con truppa fresca d'ogni lato investendoli, ristorava la fortuna inchinata degli imperiali. Ed è egli vero che lo stesso re si avventò fra i nemici e fece miracoli non mai più veduti di valore? dimanda Goffredo.

Morto il quale, andò Ildebrando a Germania, a combinare l'elezione del successore, che fu Vittore II, un quarto tedesco. L'anno appresso scese Arrigo III contra Goffredo di Lorena, giá suo nemico colá, e che avendo testé sposata Beatrice vedova di Bonifazio marchese di Toscana, ed avendo un fratello cardinale, era diventato potente in Italia.

Io dirò la stessa cosa di Bastogi loro compatriota che che nella lotta delle passioni se ne pensi oggi in contrario. Il conte Bastogi è ministro delle finanze e banchiere a Livorno. Egli è stato banchiere di Mazzini e della casa di Lorena a quegli dando, a questa prendendo e dando. Bastogi è guizzato fra tutti i partiti, impaziente di rappresentare una parte politica nella commedia sociale. E' cominciò da affari poco felici, ed è oggi cinque o sei volte milionario. Ma egli ha fatto la sua fortuna nobilmente, dando all'exploitation delle mine dell'isola d'Elba una estensione, alla quale il Governo toscano non seppe risolversi mai. Il Bastogi è divenuto inoltre, poco a poco, il principal azionario delle ferrovie della Toscana. Lo si dice abilissimo nelle operazioni di Banca e nel maneggio degl'imprestiti restando sempre un perfetto galantuomo! L'imprestito del 1860 fecegli dono di una corona di conte e, vuolsi, di uno scapito di parecchie centinaia di mille lire! Bastogi parla bene, con slancio, con spirito, e talvolta anche con lirismo. È versato nelle teorie economiche e nelle lettere italiane. Vien poco alla Camera. Ascolta come un angelo. Presenta bilancio su bilancio con ispaventevoli deficit, sotto ai quali soccomber

Mentre tutto nell'Alta Italia si apprestava alla guerra, in Toscana la dinastia di Lorena al 27 di aprile cessava di regnare. Una rivoluzione si compiva pacificamente, si formava un governo provvisorio, e il generale Ulloa prendeva il comando delle forze militari.

su 'l colle imperiale parean arsi da chiusi fochi. In un sol confusi romor profondo eguale, suoni d'opere umane salían da la vicina ripa; a Santa Sabina squillavan le campane. Una pace serena, la pia pace che amavi ne' tuoi cieli soavi, o Claudio di Lorena, si spandea ne l'occaso, piovea su' cuori oblío. Vinto l'essere mio da quel fascino e invaso,

Giovanni Bodino racconta che in Lorena furono giá fatte monete d'argento fino, chiamate «angenini», cosí picciole, che d'una marca se ne contavano 8000 pezzi. Io dubito piú tosto errar di stampa o di calcolo in questo racconto, che lasciarmi persuadere monete cosí picciole che pesino meno d'un grano l'una, quando non so se di sei grani od otto non fossero anche troppo picciole.

Gli avvenimenti del 1859 arrivano. Il partito dei moderati aveva redatto un libercolo, che era una dichiarazione di guerra alla casa di Lorena l'Austria e la Toscana ma non osava pubblicarlo. Si voleva, tutto al più, avventurare, un indirizzo e domandare delle riforme. Ricasoli respinge con disdegno questo mezzo termine. Aggiunge il suo nome a quello degli autori, ed il manifesto viene a luce.

Se non che, deforme e dappoco costui, non par che fossero felici e non furono feconde tali nozze; e Goffredo fu piú sovente a sua Lorena che non in Italia, dove rimase e poté poi molto Matilde. Finalmente, se non prima, certo al principio del 1073, papa Alessandro si rivolse a comporre le cose di Germania peggio che mai sconvolte.

E il pugnale non è stato mai più presentato al Generale, perchè Angiolo Guelfi non era uomo da mettersi in mostra. Aveva compiuto un dovere, voleva di più. Però Garibaldi trovò il modo di dimostrare la sua gratitudine. Nel 1859 venne a prendere a Modena il comando delle truppe toscane. In esse era volontario Guelfo, l'unico figlio di Angiolo Guelfi, che secondo le istruzioni del padre non si presentava al Generale. Lo seppe però questi una sera per circostanza fortuita, e ordinò che si andasse tosto a chiamare il figlio del suo amico, come esso diceva. Non fu possibile trovarlo la sera, per cui fu avvisato di portarsi la mattina successiva al Quartier Generale. Vi andò, e modestamente si atteggiò, quando entrato nell'anticamera la trovò piena di ufficiali superiori toscani ivi riuniti per il rapporto giornaliero. Salutò militarmente i suoi superiori, poi, non sapendo che fare di meglio, si ritirò nel vano di una finestra. E quivi stava, guardato con occhio sprezzante da tutti quegli ufficiali gallonati, che avevano servito la casa di Lorena, ed ora servivano il popolo toscano. Passò un sotto-tenente di Stato Maggiore, volontario anch'esso e amico del Guelfi figlio, e a questi si diresse il giovane maremmano per pregarlo di dire al Generale che esso era l

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