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Aggiornato: 20 giugno 2025


Io te fo erede di tutta la mia robba che val piú di quarantamila ducati. LIMOFORO. Veramente in questo amore s'è portato troppo da leggiero. GIACOCO. No se rascione chiú delle cose passate; perché ognuno vuole scusare le sue rascioni e accrescer quelle del compagno, e cosí l'ingiurie si vengono a rinfrescare: da mone nnante non se ne parle chiú.

LIMOFORO. Andiamo. ANTIFILO. Io in tanto aggiaccio e ardo: aggiaccio per la tema e ardo per la speranza. PEDANTE. Ite bonis avibus. Figlia, entriamo in casa. GIACOMINO. Una bugia ben detta è madre dell'inganno... PSEUDONIMO.

LIMOFORO. Figlia, sei stata tanti anni senza padre; or in un punto n'hai acquistati tre: l'un vero che son io, l'altro falso che s'era fatto me, e il maestro che t'ave allevata come padre.

TEDESCO. Duie ducate per le vine bevute, mez ducate per la stanza delle donne e mez altre per il buon pro vi fazze. LIMOFORO. Eccoli. ANTIFILO. Maestro, come dite che vi sieno state trabalzate le donne, se le trovate nel luogo dove le lasciaste? LIMOFORO. Non ci ha detto Lardone che Giacomino l'avea ricevute in casa sua, mettendo la sua casa in taberna?

LIMOFORO. Non vi disperate; ché mai viene disgrazia che non trovi la porta aperta per la grazia che segue. PEDANTE. Mi son partito da Salerno con sinisterrimo auspicio Romam versus, per far quivi stupir il mondo della prestanza della latina e greca lingua.

GIACOMINO. Dici bene, però rèstati con queste signore e avvisa di tutto quello che passò nella nostra taberna; e io andrò a trovar un amico che finga Limoforo. Son vostro, anima mia. ALTILIA. Cor mio, non fate che, lontana dagli occhi, resti sepolta nell'oblivione. GIACOMINO. Voi sète piú viva nell'anima mia che non ci è l'anima istessa.

PSEUDONIMO. Come impossibile, s'è stato, è e sará sempre? Dubito sia un paradosso di furfantaria, e noi restaremo condennati alle spese. PSEUDONIMO. Io son calato giú per farvi grazia. LIMOFORO. Anzi, per mia disgrazia. Volete voi saper chi sète, volete che ve lo dica? PSEUDONIMO. Io so ben chi sono, bisogna che mi sia detto.

LIMA. Non vo' mostrare le mie carni a persona del mondo. LIMOFORO. Non eri cosí quando eri giovane: ché mirandoti solo alcuno, prima che te lo chiedesse, ce le mostravi; e le tenevi coperte solo perché le mosche ti davano fastidio. LIMA. Non so quel che vi diciate.

Ma siate sicuro che Giacoco è un grand'omo da bene. LIMOFORO. Per questa volta la bontá del padre poco valerá alla cattivitá del figlio. PEDANTE. Me subscribo alla vostra sentenza. LIMOFORO. Maestro, mostratici la casa.

Con questa finzione inorpellata di veritá l'arete nelle mani; ed egli è uomo che crede la metá piú di quello che se gli dice. GIACOMINO. O che sottilissima invenzione, e mi par proprio venutami dal Cielo, si potrebbe mai altra imaginarsi migliore. Le mano all'opere. CAPPIO. Che sapete voi se Limoforo fosse morto dalla peste?

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